La raffinazione bio basterà? Lavoratori Eni poco convinti: “Ci vogliono alternative”

 
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Gela. Il piano Eni, tutto imperniato su bioraffinazione e estrazioni, sarà sufficiente a mantenere gli investimenti del gruppo in città e nel sito locale? Non sembrano del tutto convinti i rappresentanti sindacali

delle aziende della multinazionale presenti in città che hanno incontrato i segretari provinciali di Filctem, Femca e Uiltec. Dure le critiche mosse durante gli interventi effettuati da rsu, decisamente delusi anche dal verbale d’incontro stilato tra i tavoli ministeriali.
“Il nuovo progetto industriale deve rappresentare, attraverso l’attenzione del governo nazionale e regionale – scrvono Gaetano Catania, Francesco Emiliani e Maurizio Castania – un obiettivo strategico per lo sviluppo del territorio, basato sulla bioraffinazione e tutte le altre iniziative industriali legate all’upstream e a nuove iniziative  innovative come la coltivazione e la successiva  lavorazione del guayule, nonché le bonifiche delle aree dismesse. I lavoratori di questo territorio, formati da decenni di attività nella raffinazione di petrolio, non  possono rinunciare a business alternativi di  paragonabile solidità e prospettive”.
Ovvero, la bioraffinazione e l’eventuale avvio delle coltivazioni per la gomma naturale non possono reggere senza interventi ulteriori e investimenti che assicurino la tutela dei livelli occupazionali, in fabbrica e non solo. “Le proposte aziendali dovranno essere potenziate nella direzione della valorizzazione delle strutture  logistiche del sito e delle ricadute occupazionali – continuano – con una particolare attenzione all’ammodernamento delle infrastrutture industriali. La  definizione  del  piano  industriale  di  dettaglio che  possa  scaturire  dalle  parti sindacale ed aziendale, dovrà ricevere le garanzie ministeriali e istituzionali affinché possa essere tradotto in un piano di attuazione certo nelle tempistiche, negli obiettivi e nelle autorizzazioni”.
Alla fine del consiglio di fabbrica, in ogni caso, è parsa ancora ampia la distanza tra le segreterie sindacali e i lavoratori.

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