La scorsa estate fu la Smim, adesso l’indotto è in strada: “Dov’è la politica?”

 
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Gela. L’estate per gli operai dell’indotto Eni è sempre più calda. Adesso, nuova protesta davanti ai cancelli della fabbrica, quasi a ricalcare ciò che successe esattamente un anno fa.

In quel caso, i lavoratori dell’azienda Smim bloccarono la produzione per cinquantasei giorni. Un presidio continuo il loro, conclusosi solo all’inizio di settembre.
Ora, una nuova mobilitazione li vede tra i più attivi nel contestare il mancato rispetto dell’accordo firmato, più di un mese fa, davanti al prefetto Carmine Valente. Novanta di loro, tra ex Smim appunto ed ex Tucam, sarebbero già dovuti transitare nell’organigramma di Sicilsaldo ed Ergo Meccanica, aggiudicatarie dei contratti di manutenzione quadro in fabbrica.
Una vertenza che riguarda almeno centoquarantacinque operai. Proprio gli ex Smim, insieme a tutti i colleghi dell’indotto, chiedono lavoro e protestano davanti alla fabbrica. Con loro, c’è un nutrito schieramento di forze sindacali, anche se la compattezza iniziale almeno tra i metalmeccanici sembra man mano ridursi, pronto a chiedere chiarimenti non solo alle autorità istituzionali, compreso il prefetto Valente, ma anche ai dirigenti di raffineria.
Il clima sociale è reso ancor più aspro dal tentativo di cancellare, stando agli stessi operai, gli accordi di secondo livello e, soprattutto, dalla concorrenza di operai arrivati in fabbrica direttamente dalle agenzie interinali. “Ma in tutto questo – si chiedono – dov’è il sindaco? Dove sono gli assessori? Nessuno si è neanche degnato di venirci a chiedere cosa stia succedendo”. Nelle prossime ore, la mobilitazione dovrebbe estendersi.

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