Le carte in Sicilia: i giochi della tradizione

 
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La Sicilia è una della Regioni italiane ad aver accolto con maggiore entusiasmo le innovazioni del gaming online. Ma allo stesso tempo è anche uno dei territori in cui i giochi tradizionali hanno mantenuto il proprio ruolo fondamentale, sia esso di socialità o di semplice intrattenimento. Ma quali sono quelli più giocati dell’isola? Andiamo a scoprirlo.

I siciliani non sono soltanto amanti dei giochi di carte, ma come i napoletani, i piacentini e i toscani, hanno anche un proprio mazzo tradizionale. Il tipico mazzo siciliano è composto da 40 carte con i classici semi di derivazione spagnola ed è spesso decorato con disegni molto colorati e vivaci. Più piccole delle altre carte regionali, quelle isolane discendono dai Tarocchi e dagli Arcani minori e sono divise in quattro semi di 10, coppe, spade, bastoni e denari. Ogni seme presenta gli assi, i numeri dal 2 al 7 e tre figure raffiguranti il Re, il cavallo o “Sceccu” e la donna.

Un mazzo, quello siciliano, che viene utilizzati in moltissimi giochi. Uno dei più famosi e più amati, soprattutto durante le feste natalizie, è il Cucù. In questa disciplina si gioca in lunghe tavolate e lo scopo è quello di battere gli avversari mantenendo la carta più alta. Le carte hanno un valore da 1 a 10 a partire dall’asso fino alle figure (donna, cavallo e re valgono 8, 9 e 10). All’inizio della mano a ogni partecipante viene distribuita una carta e questi può decidere di tenerla o scambiarla con il giocatore successivo in senso orario. Alla fine del giro chi si ritrova con quella più bassa in mano paga una delle sue tre “vite” a disposizione. Ci sono anche due regole che rendono più animate e avvincenti le partite: quella del “Re” e quella del “morto”. Con la prima chi si ritrova con la carte più alta può impedire lo scambio e dichiara il “Cucù”. La seconda prevede che una volta esaurite le vite un giocatore possa rientrare riuscendo a far parlare un avversario.

Anche il sette e mezzo è da sempre uno dei giochi preferiti dai siciliani perché richiede quel coraggio e quelle capacità matematiche (soprattutto per via del regolamento molto simile) necessarie anche nel gioco del blackjack, ad oggi tra i più amati da chi gioca online e offline. Le regole sono quelle conosciute in tutta Italia. Le figura valgono mezzo punto, tranne la donna di denari a cui viene attribuito un valore a scelta. Il banco a inizio giro da una carta a ogni partecipante che una volta vista dovrà decidere se chiamarne un’altra o “stare” e accontentarsi del punteggio. Scopo quello di avvicinarsi più possibile al punteggio di “sette e mezzo” senza andare oltre. Chi realizza il “sette e mezzo reale”, ovvero ottiene il massimo con due sole carte, diventa mazziere e può sia giocare che distribuire le carte. Un vantaggio non da poco: in caso di parità è sempre il banco a vincere.

Tipico della regione è anche il “Ti vitti“. In questo gioco tradizionale i vari concorrenti hanno l’obiettivo di terminare il proprio mazzo piazzando le carte sulla “pila”. Se il giocatore ha una carta da piazzare sulla pila o sul mazzo dei rivali e non lo fa, gli avversari glielo fanno notare (ti ho visto, o proprio “ti vitti” in dialetto) ed è costretto a ritornare indietro.

Mix tra scommesse sportive ante litteram e gioco di carte è il “Cavaduzzo”. In questa disciplina vengono schierati i quattro cavalli su cui i giocatori possono puntare e su ognuno di essi vengono incolonnate dieci carte in verticale. Le altre restano in mano al banco che le scopre piano piano: i cavalli salgono di posizione in base al seme girato e a vincere è il primo che esaurisce la propria pila di dieci.

Ultimo gioco della tradizione siciliana è il “Piatto”, detto anche “Alta e Bassa”. Il funzionamento è molto semplice: l’obiettivo è quello di predire se la carta assegnata al giocatore è più alta o più bassa di quella che viene estratta successivamente dal mazziere.

 

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