Le morti al clorosoda, per la fine dell’ex operaio Salvatore Mili respinto il ricorso

 
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Gela. Nuovo stop nel procedimento penale sorto dalla morte dell’ex operaio dell’impianto clorosoda Salvatore Mili. Dopo il non doversi procedere pronunciato dal gup del tribunale di Gela nei confronti di tredici imputati, i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno respinto il ricorso presentato dai magistrati della procura. I pm hanno deciso di opporsi al verdetto favorevole agli imputati, presentando appello. I giudici nisseni, però, hanno dichiarato inammissibile il ricorso. I legali di difesa, proprio in apertura del giudizio davanti ai magistrati della Corte d’appello, hanno subito sollevato l’inammissibilità. Stando alla loro linea, il verdetto del gup andava impugnato in Cassazione e non davanti ai giudici d’appello. Una ricostruzione contestata dai pm della procura e dai legali della famiglia Mili, gli avvocati Emanuele Maganuco, Joseph Donegani e Dionisio Nastasi, che hanno rappresentato i figli e i nipoti dell’operaio morto. Il ricorso in appello, secondo la loro posizione, sarebbe giustificato dalla nuova normativa in materia. I giudici della Corte d’appello, però, hanno dichiarato l’inammissibilità e ora i legali dei familiari attendono di verificare le motivazioni del verdetto, non escludendo un nuovo ricorso.

Le accuse dei pm erano mosse contro Antonio Catanzariti, Giovanni La Ferla, Pasqualino Granozio, Gregorio Mirone, Giancarlo Fastame, Giorgio Clarizia, Ferdinando Lo Vullo, Giuseppe Genitori D’Arrigo, Francesco Cangialosi, Arturo Borntraeger, Giovanni Calatabiano, Giuseppe Farina e Salvatore Vitale. Si tratta di ex manager Eni e di tecnici dell’impianto clorosoda, quello ormai conosciuto come impianto killer (dopo la morte di diversi ex lavoratori). In udienza preliminare, proprio i magistrati della procura ribadirono la richiesta di rinvio a giudizio di tutti gli imputati, non accolta dal gup. Gli imputati erano accusati anche dell’omicidio colposo dell’ex lavoratore, per anni esposto a sostanze altamente pericolose. Mercurio, acido solforico, cloro e benzene sono solo alcune di quelle accertate. Gli operai, quasi giornalmente, ne venivano a contatto. Mili fu stroncato da gravissime patologie, a cominciare da un mieloma multiplo. Da quando gli venne diagnosticato il terribile male, lui e i familiari iniziarono una lunghissima battaglia per avere la verità. La decisione della Corte d’appello di Caltanissetta, però, respinge il ricorso che avrebbe potuto riaprire il procedimento.

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