L’indagine su un impianto di raffineria, tentò di corrompere un perito: condanna ad un imprenditore

 
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Cassino. Avrebbe chiesto al chimico pescarese Massimo Colonna di aggiustare una perizia tecnica da effettuare su uno degli impianti della raffineria Eni di contrada Piana del Signore. Un “favore” dietro il versamento di somme di denaro. E’ stato condannato l’imprenditore laziale Valter Lozza. Un anno e otto mesi di reclusione, con pena sospesa. Il verdetto è stato emesso dal collegio penale del tribunale di Cassino. Per i pm della procura, il sospetto è che abbia agito nell’interesse proprio di Eni. I magistrati gelesi avevano avviato un’indagine su uno degli impianti di raffineria e per questa ragione l’allora gip Veronica Vaccaro aveva nominato Colonna come consulente per effettuare verifiche, insieme ad altri esperti. Il chimico sarebbe stato più volte contattato dall’imprenditore e le conversazioni in alcuni incontri sono state registrate. Fu proprio Colonna a denunciare tutto e a rivolgersi ai militari della capitaneria di porto di Gela che avviarono approfondimenti insieme ai magistrati. I pm di Cassino, a conclusione dell’istruttoria dibattimentale, hanno chiesto la condanna a tre anni e sette mesi di reclusione. Tra le accuse, la tentata corruzione indiretta e l’intralcio alla giustizia.

L’indagine iniziale riguardò anche un manager Eni, ma la sua posizione è stata archiviata. Lozza è un imprenditore attivo nel settore dei rifiuti e gestisce la discarica di Cerreto a Roccasecca. Inizialmente, l’inchiesta venne avviata dalla procura di Gela ma passò poi per competenza territoriale a quella di Cassino. I difensori dell’imputato, gli avvocati Marco Pizzutelli e Vittorio Perlini, nel corso dell’istruttoria dibattimentale hanno sempre escluso il tentativo di corruzione.

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