Malformazioni e industria, c’è causalità? I periti depositano le loro relazioni

 
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Gela. I periti nominati per effettuare tutti gli approfondimenti del caso relativi all’eventuale nesso causale tra l’esposizione ai fumi della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore e almeno sessanta casi di malformazioni neonatali

hanno concluso la loro attività. Le relazioni richieste dal giudice Valentina Balbo, già titolare dei procedimenti civili avviati dalle famiglie dei malformati prima di essere trasferita a Caltanissetta, sono complete. Le prime sono state notificate ai legali che si occupano di rappresentare in giudizio le stesse famiglie colpite e al pool di difesa del gruppo di raffineria Eni. Nei prossimi giorni, quindi, dovrebbe essere molto più chiaro l’esito del lavoro svolto dai tecnici individuati dal magistrato. Una delle ultime ispezioni all’interno del sito di raffineria venne effettuata lo scorso marzo. In quell’occasione, tre medici e due tecnici visitarono gli impianti ritenuti più sensibili sul fronte delle contestazioni mosse dalla famiglie dei piccoli malformati. Bisognerà capire, adesso, se i periti nelle loro relazioni abbiano effettivamente riscontrato il nesso di causalità indicato dai legali delle parti offese. L’attività degli esperti non si è limitata al solo riscontro all’interno del sito produttivo della multinazionale ma si è anche estesa agli accertamenti medici sulle patologie che hanno colpito i piccoli. Qualora emergessero ipotesi, attestate dai periti, di causalità tra esposizione e malformazioni, non è da escludere che le parti in causa possano decidere di raggiungere un accordo per assicurare il giusto risarcimento danni alle famiglie interessate.

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