Minacce e presunte fatture false per paliantino, chiuso giudizio: c’è prescrizione

 
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Gela. Sotto indagine finì l’organizzazione del tradizionale “paliantinu” del 2011. I magistrati della procura ipotizzavano pressioni per ottenere denaro non previsto, anche attraverso presunte fatture false. A processo, finirono Emanuele Palazzo, ritenuto uno dei vertici della stidda locale, e il titolare di un’attività commerciale sul lungomare, Gaetano Mancuso. Negli scorsi giorni, il giudice Miriam D’Amore ha chiuso il procedimento. I fatti contestati a Palazzo, che doveva rispondere di tentata estorsione, si sono estinti dopo la sua morte. Per l’esercente, invece, è stata disposta la prescrizione, a seguito dell’imputazione di truffa, proprio per alcune fatture. Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Maurizio Scicolone e Antonio Gagliano. Nel procedimento, sia il Comune che l’Ato Cl2 erano parti civili, con i legali Valentina Lo Porto e Giusy Li Vecchi.

Da quanto emerso, il commissario liquidatore dell’Ato, l’avvocato Giuseppe Panebianco, sarebbe stato destinatario di presunte minacce, probabilmente rivolte allo sblocco di fondi per la sponsorizzazione dell’evento. Nonostante l’esito, le difese hanno sempre escluso che ci fossero stati illeciti dietro all’organizzazione dell’evento.

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