Morì schiacciato da un autocompattatore, assolto un collega di lavoro

 
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Gela. Assolto dall’accusa di omicidio colposo dopo la morte, avvenuta nell’aprile di cinque anni fa, dell’operaio Umberto La Cognata. La contestazione è stata mossa ad un collega, l’altro operaio del servizio di nettezza urbana Giuseppe Greco, alla guida del mezzo che schiacciò la vittima.

“Il mio assistito – ha detto in aula l’avvocato difensore Rocco Guarnaccia – quella notte ha adottato tutte le precauzioni del caso. Alla guida del veicolo, la sua attenzione era tutta concentrata sugli altri mezzi che intanto procedevano lungo la carreggiata di via Venezia. I segnalatori automatici che avrebbero dovuto indicare la presenza del collega, sceso per raccogliere una bottiglia finita in terra, non funzionavano. Perché l’azienda non fece nessun controllo? Quale sarebbe la colpa di Greco?”.
Tre nipoti dell’operaio, in forza ad un’azienda impegnata nel settore della raccolta rifiuti in città, hanno scelto di costituirsi parte civile con gli avvocati Maurizio Scicolone ed Enrico Aliotta. Entrambi hanno chiesto la condanna dell’imputato oltre ad un risarcimento danni, totale, da novantamila euro: l’operaio, infatti, era una delle poche fonti di sostentamento per l’intera famiglia.
Il pubblico ministero Gianpiero Cortese, in aula a sostenere l’accusa, ha chiesto al giudice Stilo la condanna di Greco ad un anno e sei mesi di reclusione. Linea d’accusa, però, non accolta dal giudice che ha assolto l’operaio “perché il fatto non costituisce reato”. A favore dell’imputato, invece, si è schierato l’avvocato Luigi Cascino, in aula nell’interesse del gruppo assicurativo che aveva stipulato le polizze per la copertura del mezzo utilizzato quella sera dell’aprile di cinque anni fa.

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