Nelle vostre scarpe rosse…

 
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La mezzanotte è scoccata implacabile, incurante della felicità di una Cenerentola schiava della matrigna che, per una notte è libera di essere sé stessa, ma il tempo è scaduto e lei deve tornare a casa, lo fa di corsa e mentre corre perde la sua scarpetta di cristallo.

Solo dopo qualche giorno – quando nel frattempo sarà tornata schiava della matrigna – e avrà portato a lucido ogni parte della sua casa, saprà che qualcuno ha trovato quella scarpetta ed è in cerca di lei.
Certo, letto così sembra quasi l’incipit di : istruzioni per trovare il Vostro principe azzurro, e la fine, se dalle favole dovessimo prender spunto, sarebbe inevitabilmente la solita conosciuta, abusata frase: “e vissero felici e contenti” e all’improvviso ci sentiremmo tutte un po’ bambine.

O, certo, letto così sembra vi illustrerò i prodigi di una” Louboutin” al piede e come, questa scarpa, da molte considerata opera d’arte, dai feticisti rincorsa, dalle più glamour e fashion victim posseduta, getterà ombra sulle vostre insicurezze e vi farà apparire belle, slanciate, e questo basterà per farvi accettare quel po’ di cellulite che l’inesorabile incedere del tempo vi ha regalato.
E invece no! … parlo di scarpe si, ma a questa è annessa un’immagine più potente della ricerca fiabesca ( e per questo spero superata) del principe azzurro , o di un gamba slanciata.
Pensiamo a tutte quelle scarpe rosse esposte in milioni di piazze. Sono diventate un simbolo ormai. Un simbolo della strage che ogni anno ghermisce la vita di tante donne vittime di violenze fisiche consumate tra le pareti domestiche nel silenzio scellerato e per questo complice di chi sa, o di violenze psicologiche che certo non fanno meno male di quelle fisiche ma lasciano solchi nell’anima.

Questa terra , Gela, baciata dal sole e posseduta dal mare, conosce il silenzio di queste donne che per paura di rimanere sole nulla dicono. Arrancano. Per timore di esser giudicate dagli altri – Teneramente inconsapevoli che “ finchè ti importa di ciò che dicono gli altri appartieni a loro” silenziosamente sopportano.
“Mi ha detto che non lo farà più” “ no, ho sbattuto in uno spigolo” “ dove vado se lo lascio?” “ i bambini hanno bisogno di un padre, come faccio?”
E il solco nell’anima si fa più profondo.
Quelle scarpe, testimoni di chissà quali orrori , comprate magari a buon prezzo perché di voi si, che vi scordate ma della famiglia mai e servono quaderni e servono pigiami, chiedono di essere usate per percorrere nuove strade ma senza orchi, senza vessazioni, senza permettere a nessuno di farvi sentire nulla di meno di ciò che in fondo siete : meravigliose, ma solo un po’ impaurite dall’esser lasciate sole dagli amici, dalla famiglia che forse non capirebbe che salvarsi dall’infelicità è più importante di una famigliola finta alla “mulino bianco”, dalle istituzioni per esempio, anche quelle locali .
Ho sentito inneggiare al “bagno di folla “ per ognuno di questi candidati ma nessuno ha speso una parola sugli “invisibili”, le donne che sopportano perché dentro un labirinto senza via d’uscita , ho sentito parlare del ripristino delle strade fatiscenti ma nulla delle crepe che ci sono dentro queste donne, ho sentito parole pompose come “riqualificazione ”, “ripristino”, ma nulla che avesse a che vedere con parole più semplici indirizzate non alle cose che sono vane, ma alle persone soprattutto a quelle che pensano di non aver voce perché la violenza gliel’ha tolta, perché se anche la sentissero non penserebbero sia la loro.

Sarebbe il caso allora, di rivedere i programmi forse. Lo dico come persona che non ha esperienza in politica e per fortuna neanche dell’inferno della violenza. Lo dico come donna vicina a tutte le donne, senza per questo esser tacciata di femminismo sessantottino. Lo dico come monito a guardare lì dove non ci sono fossi per strada ma ci sono voragini nell’anima che hanno bisogno di esser viste.
Voi , donne silenziose e meravigliose,- VENTRI GENTILI CHE GENERANO LA VITA- non abbassate la testa all’orco a cui avete giurato amore, smettetela di raccontarvela : lui lo farà ancora, e il silenzio di cui – per tacita accettazione siete schiave senza saperlo – mima la morte, mima il nulla, il vuoto.
È deludente realtà di una potenziale felicità sperata in cui avete riposto ogni sorta di fiducia ma la violenza non è amore, è becera forma di insicurezza, è la più bieca e insidiosa forma di non-amore.
Ci sono ali dietro di voi che hanno bisogno di essere provate. È certamente vero che “sentirsi in due “è uno stato di grazia, che è una sensazione di non trascurabile felicità, ma non si può rischiare di rimanere inermi solo per la paura di provare da soli a volare. E se è vero che si comincia un passo per volta usate quelle scarpe rosse: LE VOSTRE!

 

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