No alle pale eoliche in mare, chi decide? “La competenza è del Tar Sicilia”

 
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Gela. La vicenda dell’impianto eolico offshore autorizzato dai tecnici del Ministero dell’ambiente lungo la costa locale, tra l’area di Macchitella e quella di Falconara, potrebbe riservare nuovi “colpi di scena” giudiziari. Il contrasto di competenza. I magistrati del Tar Lazio, chiamati a decidere sul possibile annullamento di tutti i provvedimenti autorizzativi, hanno scelto di chiamare in causa il Consiglio di Stato. Per i giudici amministrativi romani, infatti, la competenza a decidere spetta al Tar Sicilia. Negli scorsi mesi, invece, proprio i giudici del Tar Sicilia avevano rinviato, per competenza, l’intera questione ai colleghi del Tribunale amministrativo del Lazio. Il ricorso contro gli atti che hanno dato il via libera al progetto della ligure Mediterranean Wind Offshore è stato presentato dalle associazioni locali e dai comuni di Gela, Licata e Palma di Montechiaro, oltre all’ex Provincia di Caltanissetta. Un investimento da circa 150 milioni di euro con trentotto pali da collocare nel cuore del Golfo di Gela. “L’individuazione del tribunale amministrativo regionale territorialmente competente – scrivono i giudici del Tar Lazio nell’ordinanza appena pubblicata – non può prescindere dall’effettiva verifica della portata degli effetti “diretti” degli atti e dei provvedimenti impugnati, e ciò indipendentemente dalla collocazione territoriale della sede dell’amministrazione che lo ha adottato…ciò detto, non può che prendersi atto dell’insussistenza, nel caso di specie, di valide ragioni o concrete circostanze che possano indurre ad affermare che gli effetti “diretti” degli atti e dei provvedimenti oggetto di gravame con le impugnative in trattazione non siano limitati “all’ambito territoriale” della regione Sicilia, con conseguente impossibilità di configurare la competenza di un Tribunale amministrativo regionale diverso da quello che ha sede in quest’ultima”. A questo punto, si attende la decisione sulla competenza che dovrebbe arrivare dal Consiglio di Stato. Stando alle associazioni e ai comuni che hanno proposto il ricorso, l’autorizzazione all’avvio dei lavori violerebbe importanti norme comunitarie a tutela dell’intero habitat locale.

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