“Non sono un mafioso”, Cassara’ si difende: “Mai imposto a Scilio di non aprire l’attività”

 
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Gela. “Non sono un mafioso. Non ho mai mandato nessuno a minacciare Scilio per non fargli aprire l’attività”. Si è difeso su tutta la linea Emanuele Cassara’, che venne arrestato a conclusione di un’inchiesta coordinata dalla Dda di Caltanissetta. Secondo le accuse, avrebbe preteso che Saverio Scilio, un ambulante di frutta e verdura, non aprisse un punto vendita in centro storico. Per gli inquirenti, non voleva concorrenza nella sua zona e si sarebbe mosso con metodo mafioso. “Nei pressi della mia attività – ha detto davanti al collegio penale del tribunale e rispondendo alle domande del suo legale Flavio Sinatra – ci sono altre rivendite di frutta e verdura. Non ho mai avuto problemi con nessuno. Anche con Scilio avevo buoni rapporti e non so perché mi abbia accusato”. Nell’indagine sono confluite le posizioni di Marco Ferrigno e Massimo Terlati, accusati di aver materialmente imposto a Scilio di non aprire in centro. “Li conosco ma non gli ho mai chiesto di andare a minacciare Scilio, non esiste”, ha sottolineato. Ferrigno e Terlati, difesi dal legale Cristina Alfieri, ne rispondono in abbreviato.

Cassara’ è attualmente ai domiciliari. “Da me vennero il padre e uno dei fratelli di Scilio – ha proseguito – prima mi accusarono ma poi si sono scusati. Non so nulla dell’incendio del suo camion. Così come non so nulla delle minacce e del proiettile”. Lo stesso Scilio, parte civile nel procedimento, assistito dai legali Antonella Paci e Giovanni Tomasi, in aula negli scorsi mesi ammise di aver trovato nella cassetta della posta un proiettile. La considero’ una minaccia per convincerlo a non testimoniare. La difesa di Cassara’ , invece, ritiene che possano essere segnali legati ad altre vicende che riguardano l’ambulante. In aula, in settimana, è stato sentito, come testimone, uno dei fratelli di Scilio. Ha ripercorso i fatti, sottolineando però di non essere a conoscenza di diversi aspetti.

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