Omicidio Sequino, respinti ricorsi Liardo e Raniolo: confermati provvedimenti emessi

 
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Sequino fu ucciso in pieno centro storico

Gela. Sono stati respinti i ricorsi presentati dai legali di difesa del quarantatreenne Nicola Liardo, del figlio Giuseppe Liardo e di Salvatore “Tony” Raniolo. I carabinieri, coordinati dai pm della Dda di Caltanissetta, li ritengono mandanti e killer del cinquantaseienne Domenico Sequino, ucciso nel cuore di corso Vittorio Emanuele nel dicembre di cinque anni fa. Gli avvocati Flavio Sinatra e Davide Limoncello, legali di fiducia degli indagati, hanno chiesto l’annullamento dei provvedimenti. Davanti ai giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta, hanno fornito elementi che, secondo la loro versione, escluderebbero un coinvolgimento dei Liardo e di Raniolo, quest’ultimo ritenuto il killer che sparò contro il tassista. Avrebbe agito insieme ad un complice, al momento non individuato. Per gli investigatori, l’ordine di morte, partito dai due Liardo, sarebbe arrivato al culmine di forti tensioni con la vittima. I carabinieri e i pm nisseni ritengono che Sequino fosse ritenuto responsabile di essersi appropriato di una somma non inferiore ai sessantamila euro. Soldi che Nicola Liardo gli avrebbe affidato per un investimento nel nord Italia. Un aspetto già emerso nel corso dell’inchiesta antimafia “Tagli pregiati”. Lo scontro si sarebbe acuito, sempre secondo la ricostruzione d’accusa, perché Sequino avrebbe fatto saltare una presunta estorsione ai danni dell’imprenditore Gandolfo Barranco.

Tutti aspetti che i difensori hanno escluso, proponendo una versione del tutto differente rispetto a quella che ha portato agli arresti. A questo punto, non si esclude che gli indagati possano rivolgersi ai giudici della Corte di Cassazione.

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