Operai Eni in aula, sì al documento bipartisan: “Senza impegni non si firma”

 
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Gela. La precisa calendarizzazione degli interventi per la riconversione green della
raffineria; realizzazione del progetto off shore ibleo da parte di aziende dell’indotto locale assicurando i livelli occupazionali

presenti fino al 31 dicembre 2013; smantellamento delle linee di raffinazione attraverso bandi di gara aperti alle aziende locali; un iter autorizzativo ben definito dalla regione e dal ministero dello sviluppo economico; conferma degli investimenti per la messa in sicurezza e il ripristino della diga foranea mettendo a disposizione il pontile alle imprese locali; attivazione delle bonifiche come da decreto ministeriale.
Sono questi i punti definiti dai consiglieri comunali, di maggioranza e opposizione, in vista del decisivo tavolo convocato al ministero dello sviluppo economico sul fronte della vertenza Eni. Punti inseriti in un documento rivolto direttamente al sindaco Angelo Fasulo. Insomma, o si rispettano le indicazioni oppure stop a qualsiasi ipotesi di accordo.
Il documento, redatto a conclusione di un giro di consultazioni avviato con diversi imprenditori locali impegnati nell’indotto della fabbrica Eni, è stato presentato durante la seduta del civico consesso convocata per cercare di fare il punto intorno all’intera vicenda Eni.
Come negli scorsi incontri dedicati al tema, non sono mancati in aula decine di operai dell’indotto, ancora in cerca di risposte rispetto all’imminente futuro. “Non si deve firmare nulla senza garanzie – ha detto l’operaio Franco Biundo intervenuto in apertura di seduta – a questo punto, dovete farci capire chi vuole vendere questa città. Noi operai dell’indotto siamo oramai al punto finale. Personalmente, devo ancora ricevere quattro mensilità arretrate dalla mia azienda”.
I lavoratori in aula hanno spinto affinché la parola venisse presa dall’avvocato Lucio Greco che da tempo rappresenta molti di loro in sede giudiziaria. “Si rinvii la data dell’incontro al ministero – ha detto il legale – bisogna presentarsi con una posizione unitaria. Mi chiedo come mai non si sia proceduto ad una perizia di stima per quantificare l’ammontare dei danni causati dal gruppo Eni sul territorio”.
Nonostante il documento unitario fosse stato definito già alcune ore prima di arrivare in aula, non sono mancati i tanti interventi dei consiglieri presenti in aula. Il dibattito è stato anticipato dalla protesta dei militanti di Forza Nuova. Uno striscione esposto in aula recitava, “una città in difficoltà con politici senza dignità!”.
“L’unico accordo possibile – hanno messo in luce sia il consigliere Terenziano Di Stefano che quello del Nuovo Centro Destra Luigi Farruggia – passa dal mantenimento dei livelli occupazionali”. Centralità all’indotto, invece, è stata chiesta dal democratico Enrico Vella. “Attenzione – ha precisato l’ex capogruppo del Pd – non possiamo legare l’impiego degli operai dell’indotto all’assegnazione di appalti alle imprese locali. Gli operai devono essere utilizzati indipendentemente dall’origine della società aggiudicataria dei lavori. Purtroppo, siamo arrivati a questo punto a causa di un evidente deterioramento politico e sindacale manifestatosi negli scorsi anni”.
Se il consigliere del Megafono Maria Pingo non ha mancato di sottolineare la necessità di una mobilitazione ancora più ampia, al punto da proporre una vera e propria manifestazione di massa a Roma; l’esponente Udc Guido Siragusa ha battuto il tasto del mantenimento dei livelli occupazionali, soprattutto nell’indotto, prendendo come punto di riferimento la data del 31 dicembre 2013.
“Le commesse di Eni – è intervenuto Giuseppe Di Dio di Articolo 4 – devono essere assicurate solo alle imprese locali, utilizzando un modello già in atto in altri siti industriali dell’isola”. Per il capogruppo autonomista Giuseppe Collura, invece, “non si deve apporre alcuna firma ad accordi che non esistono né ci si può accontentare di presunte compensazioni”.
L’intervento iniziale dell’avvocato Lucio Greco, esponente di spicco del Nuovo Centro Destra locale e sempre più convinto di una sua possibile candidatura a sindaco, ha provocato la reazione verbale del socialista Piero Lo Nigro. “Non è possibile pensare – ha attaccato – di essere interpreti unici del pensiero degli operai. Questo documento è il prodotto del lavoro di confronto svolto dall’intero civico consesso, senza distinzioni”.
Il capogruppo Pd Giacomo Gulizzi, inoltre, ha sottolineato come la dismissione voluta dal gruppo Eni in città risalga a diversi anni addietro. “La fase drammatica – ha precisato – non è di certo iniziata adesso. Risale, perlomeno, al 2000 quando l’azienda iniziò a rinviare tutti i programmi d’investimento”. Molto critici nei confronti della multinazionale, sia l’esponente centrista Gioacchino Pellitteri sia il presidente del civico consesso Giuseppe Fava. “Eni ha deturpato il territorio – hanno sottolineato – e, adesso, non può dismettere come se nulla fosse. Purtroppo, la responsabilità è anche a carico di chi, in questi decenni, si è sempre presentato con il piattino delle richieste al cospetto dei dirigenti del gruppo petrolifero”.
Il sindaco Angelo Fasulo ha chiuso il lungo giro ribandendo che “l’industria in città significa numeri certi e garanzie sugli investimenti, altrimenti non ci sarà alcuna firma”. Dopo il sì al documento, si apre l’attesa per capire cosa accadrà a conclusione dell’incontro romano al ministero dello sviluppo economico.

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