“Carusi” spavaldi: “La pistola ce l’ho… posso fare lo sbirro”

 
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Gela. Una telecamera fissa in via Venezia. Telefonini intercettati e microspie dentro l’auto. Il gruppo dei carusi capeggiati da Enzo Bruno Manfrè e Luigi Di Noto aveva abitudini consolidate.

Gli incontri pomeridiani davanti a un noto bar di via Venezia. Le esercitazioni all’artigianale poligono di contrada Burgio, le risse nei locali della movida. Dall’inchiesta “Villaggio Aldisio” di commissariato e squadra mobile emergono particolari che confermano la spregiudicatezza e la pericolosità della banda sgominata due giorni fa.

C’era solidarietà criminale tra loro. In una intercettazione Aristide Vaccaro parla con un giovane della disponibilità di una pistola. “Queste cose non sono mia… tua o altro… sempre così abbiamo fatto. Ti serve? Prenditela! Basta, lo sai dove è e non c’è bisogno nemmeno che me lo chiedi… non ti serve? Basta… è sempre stato così”.

Nunzio Di Noto è stato spesso intercettato durante le fasi di compravendita di una pistola. Parla con l’interlocutore delle caratteristiche. Il cliente gli chiede di portare “quella che portavano gli sbirri addosso, quella piccola…”, avendo cura di specificare che si tratta di una pistola nuova, aggiungendo che Ernesto Privato aveva esploso solo pochi colpi di pistola contro delle bottiglie nelle campagne di Gela. Poi ci sono clienti esigenti, che volevano armi come quelle viste nel film di polizia, “quello che fai così sulla mano e si piega… la 44”.

Di Noto si permette di rimproverare Manfrè, che si era fatto beccare dalla polizia con le mani nel sacco. “Se ti andavi a chiudere non venivano – racconta ad un giovane – aspettavano l’indomani, preparavi tutte cose dentro un borsone, passavo e me ne correvo tranquillo che me lo succhiavano. Tranquillo che non mi facevo prendere. Li buttavo dentro il giardino me ne correvo, mai sia li trovavano? Di chi sono queste cose? Dove li avete trovate? Là e che minchia vuoi, e non lo arrestavano, siccome ha la testa come il porco, che non mi ascolta mai”.

Nunzio Di Noto si vantava con Nunzio Esposito Ferrara. “Preciso! La pistola ce l’ho… lo sbirro posso andare a fare!”. Tra loro non mancavano però i contrasti. La tendenza a scatenare liti era uno dei motivi. Non era razionale rischiare di farsi denunciare per estorsione per un bicchiere di amaro da due euro non pagato. Lo stesso Di Noto si mostrò preoccupato dopo l’aggressione ad un titolare di un bar, insultato e picchiato solo perché omosessuale.

Bastava poco per accendere una rissa. La polizia rievoca un episodio accaduto in piazza Roma. Un violento litigio era scaturito dal comportamento di un giovane che accidentalmente aveva procurato la caduta di una ragazza. Il fidanzato, supportato da altri componenti della banda, aveva scatenato l’aggressione. 

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