“Fateci vivere in una Gela migliore”, grido di protesta di giovani e bambini

 
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Gela. “Crediamo in una Gela migliore e ci stiamo lavorando”. E’ uno degli slogan che campeggiavano nel corteo contro la violenza. Sono stati forse proprio i più giovani, anche tanti bambini, i veri protagonisti di una manifestazione spontanea, voluta da Antonio Giudice, figlio di Grazia Iannizzotto, morta il 5 marzo per un infarto provocato dall’incendio dell’auto del marito.

C’erano anche i figli di Teresa Pagano, la pensionata uccisa da un balordo il 12 dicembre durante le fasi di uno scippo. Al lungo corteo si sono unite alcune scolaresche, il Primo circolo didattico, il liceo Classico e la scuola media Ettore Romagnoli, le comunità evangeliche dei pastori Nuccio Iozza e Giacomo Loggia, alcune associazioni di volontariato come l’Ona e quella di Franco Cassarino. Pochi, pochissimi politici, nessuna autorità. Da San Giacomo a piazza San Francesco è stato un susseguirsi di slogan a favore della legalità e contro ogni forma di violenza. Tra gli assessori presenti Ugo Costa, Carmelo Casano, Fortunato Ferracane e Marina La Boria. Quest’ultima ha consegnato ai familiari di Teresa Pagano e Grazia Iannizzotto una targa commemorativa. “E’ nostra intenzione dedicare una intera giornata ogni anno al ricordo delle vittime innocenti”. Qualche disguido c’è stato perchè i manifestanti hanno trovato il municipio chiuso, così come l’aula consiliare. I consiglieri Cirignotta e Siragusa, oltre che l’assessore Casano, hanno evitato una pessima figura. “Bambini, studenti e madri hanno dato un segnale positivo – ha detto l’assessore Casano – qui non ci sono colori politici, ma solo la volontà di attuare insieme un percorso comune”. Il presidente del Consiglio Giuseppe Fava ha esortato i cittadini a collaborare. La politica però è stata ampiamente criticata. “C’è la Gela ufficiale e quella che ci vogliono fare credere – ha detto il pittore Giovanni Iudici – ed è inquietante l’assenza della classe politica. C’è una zona archeologica devastata. Non si vuol fare crescere la cultura. Se non si investe nell’arte e nella cultura, la devianza giovanile diventa sempre più forte. Se non si fa questo che andassero tutti a casa”. 

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