“La Rosa e Trubia facevano estorsioni in maniera autonoma”

 
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Gela. Carmelo Billizzi li ha definiti «avvicinati» alla famiglia Emmanuello, ma non veri e propri affiliati. Maurizio La Rosa e Maurizio Trubia sono in carcere per estorsione e associazione mafiosa.

In primo grado sono stati condannati a 8 anni di carcere. In appello il Pg Patti ha chiesto la conferma delle pene, pur avendo voluto interrogare il pentito Billizzi. Quest’ultimo ha sottolineato che La Rosa non era un vero e proprio affiliato, anche se agiva per conto della famiglia Emmanuello. Faceva però estorsioni in maniera autonoma, senza passare il permesso al clan. Al contrario, Trubia era vicino agli Emmanuello, che conosceva di persona, ma anche lui era ritenuto un «avvicinato» più che organico a Cosa nostra. La Rosa è ritenuto responsabile di aver messo in atto, nell’agosto del 2008, un pesante tentativo di estorsione ai danni di un imprenditore gelese del settore edile, costringendolo con minacce a consegnargli una rilevante somma di denaro e ad affidare in subappalto lavori edili alle ditte vicine a Cosa nostra. L’imprenditore ha ammesso di essere stato avvicinato dall’uomo, collaborando con l’autorità giudiziaria.

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