Traffico di droga, altro colpo al clan Rinzivillo in Italia e Germania: undici arresti

 
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Gela. Ancora un colpo inferto al clan Rinzivillo. In corso una operazione antimafia in Italia e in Germania, condotta dalla Polizia di Stato di Caltanissetta e dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, coordinata dalle Direzioni Distrettuali Antimafia nissena e capitolina, nei confronti di 11 appartenenti al clan Rinzivillo per i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.

L’operazione è l’epilogo di una indagine, che, alla fine del 2017, aveva già portato all’arresto di 37 persone e al sequestro preventivo di beni per oltre 18 milioni di euro. È in corso di esecuzione da parte dei poliziotti della Squadra Mobile e dei finanzieri del G.I.C.O nel Lazio, in Sicilia, in Campania e in Umbria e, in Germania, a Colonia e Mannheim, dove,con la collaborazione della Polizia Criminale e dei Reparti Speciali tedeschi, è in atto la cattura di 4 affiliati, appartenenti alla «cellula» tedesca, operativa nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia.

I destinatari delle misure sono:
– Salvatore RINZIVILLO (classe1960), attualmente in carcere;
– Giandomenico D’AMBRA (classe 1971), attualmente agli arresti domiciliari;
– Marco LAZZARI (classe 1970), attualmente in carcere;
– Cristiano PETRONE (classe 1973), attualmente in carcere;
– Ivano MARTORANA (classe 1981), attualmente in carcere;
– Riccardo FERRACANE (classe 1956);
– Giuseppe CASSARO (classe 1970);
– Nicola GUELI (classe1982);
– Salvatore GUELI (classe 1975);
– Gabriele SPITERI (classe1973),

e un ulteriore soggetto del quale sono in corso le ricerche.
Gli arrestati – tranne Lazzari, Petrone e D’Ambra, sono indagati, a vario titolo, per aver fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, perpetrati in Germania, a Roma e in Sicilia.
In particolare, gli investigatori hanno ricostruito gli affari illeciti della consorteria criminale, gestiti mediante una “cellula” che operava in territorio tedesco, che il boss Salvatore Rrinzivillo aveva affidato al suo “luogotenente” Ivano Martorana.
Il clan si occupava dell’approvvigionamento della droga, destinata ad essere smerciata nella Capitale e sulla piazza siciliana, dove il sodalizio poteva contare, tra gli altri, su Ferracane nel ruolo di “grossista”.

In tale contesto, sono emersi contatti con soggetti turchi di notevole caratura criminale, nonché con persone che hanno avuto rapporti con la ‘ndrangheta reggina, tra i quali Antonio Strangio, pregiudicato di San Luca, meglio noto come “TT” o “U MECCANICU”, all’epoca latitante all’estero e poi catturato, nel dicembre del 2017, nei pressi di Duisburg.

Lazzari e Petrone, infedeli appartenenti alle istituzioni, sono accusati di concorso in fatti corruttivi, talora aggravati dalla cosiddetta “agevolazione mafiosa”, per aver messo a disposizione di RINZIVILLO e MARTORANA, notizie riservate contenute nella banca dati SDI e in alcuni documenti cartacei, nonché per aver cercato, sempre al fine di favorire l’organizzazione criminale, di corrompere appartenenti a Forze dell’ordine in servizio presso alcuni aeroporti italiani, ai quali promettevano utilità in cambio dell’omissione di controlli per facilitare l’esportazione in Russia di significative somme di denaro, da reinvestire in attività economiche con il supporto di esponenti apicali di mafie autoctone.
All’avvocato romano D’Ambra vengono contestati indebiti accertamenti “commissionati” a Petrone per acquisire, mediante la banca dati, informazioni di natura riservata sul conto di numerosi soggetti, del tutto ignari.
L’indagine condotta, in sinergia, dagli specialisti della Squadra Mobile e del G.I.C.O. aveva portato alla fine del 2017 all’arresto di 37 persone e al sequestro preventivo di beni per oltre 18 milioni di euro.

Elementi centrali sono i fratelli, in carcere duro da anni, Antonio e Crocifisso Rinzivillo, attraverso il fratello Salvatore – poi finito in manette e tuttora detenuto – il quale, a seguito dell’arresto dei fratelli avvenuto nel 2015, era stato richiamato in Sicilia dalla Capitale al fine di riorganizzare le illecite attività della famiglia e riaffermarne il predominio sul territorio, coprendo la vacanza di comando venutasi a creare.
Salvatore, investito del rilevante ruolo di “reggente”, aveva quindi intrapreso rapporti con altri esponenti mafiosi palermitani, trapanesi e catanesi, mostrando un notevole dinamismo, potendosi avvalere di un’organizzazione articolata in un’ala criminale, dedita al traffico internazionale di droga e di armi, alle estorsioni e alle intestazioni fittizie di beni, e in un’ala imprenditoriale, impegnata soprattutto nel settore edilizio e nel commercio di autoveicoli e di prodotti ittici.
L’operazione è in corso nel Lazio, in Sicilia, in Campania e in Umbria, nonché a Colonia e a Mannheim (Germania) dove, in collaborazione con la Polizia Criminale e i Reparti Speciali tedeschi, attivati dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Ministero dell’Interno, in sinergia con il II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza, si sta procedendo alla cattura di quattro affiliati (i citati fratelli GUELI, SPITERI Gabriele e CASSARO Giuseppe), appartenenti alla “cellula” tedesca, operativa nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia.

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