Randagismo Emotivo

 
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Non camminano, arrancano dentro esistenze rattrappite e per ciò stesso ( per loro) rassicuranti.

Vietato entrare nel loro guscio. Sono randagi esistenziali, viandanti in cerca di attenzioni che non chiederanno mai, spaventati come sono che gli saranno negate o peggio, concesse e poi tradite perché ancora ricordano cos’è successo l’ultima volta che si sono fidati.

Hanno attaccata addosso una patente di inadeguatezza che da soli- vivendo nel limbo- si sono cuciti addosso.

Sono ovunque, il più delle volte sono le persone che non ti aspetti.

Lanciano piccolissimi segnali ma non li ascoltiamo.

Sono randagi emotivi, non camminano in branco però come la parola potrebbe evocare, camminano da soli perché soli si sentono anche in mezzo a una moltitudine di gente.

Sono incastrati in un labirinto. Arresi. Ne conosco tanti, sono certa anche voi.

L’anima scordata diventa incapace di produrre armonia e , quel che è peggio, di sentirla nell’aria , nella triste convinzione che “ non sentir più nulla” sia l’unico rimedio alla sofferenza, a quella potenziale anche. E la vita si trasforma in un rumore di fondo, come la musica che esce dagli altoparlanti delle sale d’attesa. Fintanto che scomparirà anche quello. Si aggrovigliano.

Scompaiono piano piano e non sanno più di chi è quel viso riflesso nello specchio. E il nostro silenzio mima la loro sfiducia nei confronti del mondo e diventiamo complici.
“ xanax per favore” e invece vorrebbero dire “un quintale d’amore ti prego”.

Vivono al buio, nel ricordo costante del loro dolore primitivo.

Eppure , anche in questo caso e come sempre , la salvezza dipende sempre e solo da loro stessi.

Da te, per esempio, che hai paura di camminare per strada da sola a piedi perché il battito del cuore si fa troppo forte e ti sembra di morire un po’ ogni volta e hai lasciato un lavoro che non ti piaceva pensando che non avrai mai un posto nel mondo, ma anche da te, che combatti da anni il male di vivere (che io qui chiamo randagismo emotivo per non fare di queste parole una fredda disamina che certo farebbe un luminare col naso un po’ all’insù e uno sguardo vitreo che non conosce empatia), che a volte ti sembra di star meglio e il giorno dopo ci sono ovunque brandelli di te e non sai da dove cominciare perché a vivere come fanno tutti gli altri lasciando il timone ai giorni tu ti senti morire. Ma anche da te, da te, da te, da te.

Finirai con l’imbatterti sempre in te stessa, decidi tu se sarà un incontro o uno scontro ma decidi e fallo in fretta, scappa dal limbo, dalla “terra del niente” o rimarrai sequestrata. Spiega le vele e prendi la rotta, evita gli iceberg e vai contro il vento, sfidalo finchè non giungi in mare aperto.

C’è fame in te, l’hai soltanto sepolta come fa gran parte della gente. Senti la vita. Valle addosso!

Evita Lorefice

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