“Redditi regolari”, i conti dell’imprenditore Sandro Missuto valutati da un esperto

 
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Gela. Non ci sarebbe stata alcuna difformità tra i ricavi prodotti dalle aziende della famiglia Missuto e i patrimoni personali dei singoli componenti.

A dichiararlo, davanti al collegio presieduto dal giudice Veronica Vaccaro, affiancata dai colleghi Manuela Matta e Vincenzo Di Blasi, è stato l’esperto contabile scelto dalla difesa dell’imprenditore Sandro Missuto per analizzare bilanci e movimenti patrimoniali del gruppo edile fin dal 1997. Lo stesso Missuto è finito sotto processo con l’accusa di essere stato favorito dalle organizzazioni mafiose nella sua attività economica.
“Non ho riscontrato alcuna anomalia – ha spiegato il professionista rispondendo alle domande formulate dagli avvocati difensori Boris Pastorello e Giuseppe Rapisarda – i patrimoni personali dei familiari sono in linea con i ricavi delle aziende Icam e Igm, nelle quali confluì l’originaria società del padre di Missuto”.
Il centro nevralgico delle attività del gruppo, attivo nel settore degli inerti e del movimento terra, sarebbero stati i subappalti ottenuti dalla società romana Safab, esecutrice dei lavori per il sistema irriguo della diga Disueri. “Le aziende della famiglia Missuto – ha precisato il professionista sentito in aula – vantano ancora un credito da oltre un milione di euro dalla Safab che non è stato adempiuto”.
Nel corso dell’udienza, è stato sentito un artigiano che, tramite la sua azienda, effettuò lavori per conto della Safab. “Posso confermare – ha dichiarato – che spesso mi chiedevano di Missuto sia Crocifisso Smorta che il cognato di Francesco Vella. Arrivavano nel mio magazzino, molto vicino alla sede delle aziende di Missuto, e volevano parlare con lui”.
Davanti al collegio ha deposto Armando D’Arma, già esponente delle cosche locali. “Ricordo – ha ammesso rispondendo alle domande del giudice Vaccaro e a quelle del pm della Dda di Caltanissetta – che quando mi recai al cantiere di Disueri per parlare con uno dei responsabili della Safab, con l’intenzione d’imporgli l’estorsione, trovai i mezzi di Missuto al lavoro. Se non sbaglio, anche lui era stato messo sotto estorsione. Gli bruciarono un escavatore”.
Lo stesso D’Arma ha escluso di aver mai parlato di Sandro Missuto con l’ex reggente di cosa nostra Daniele Emmanuello. A conclusione degli esami testimoniali, i legali di difesa hanno chiesto l’acquisizione del decreto con il quale, a luglio, il gip del tribunale di Catania ha archiviato la posizione dell’imprenditore nell’ambito di un procedimento scaturito da presunte imposizioni per lavori effettuati nell’area etnea e in quella al confine con la provincia di Siracusa. Adesso, nuovi testi verranno sentiti alla prossima udienza del 14 gennaio.

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