Reflui in mare, gli interventi chiesti dal Comune sono “inapplicabili”: l’Eni risponde al sindaco

 
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Gela. Reflui urbani non depurati scaricati direttamente in mare. “Gli interventi non risolverebbero il problema”. Al centro del contendere, c’è l’impianto di depurazione consortile all’interno della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Nelle scorse settimane, il sindaco Domenico Messinese, dopo una nota fatta pervenire in municipio dal procuratore capo Lucia Lotti, firmò un’ordinanza con la quale imponeva una serie d’interventi tecnici da effettuare per bloccare gli sversamenti. Adesso, però, arriva la revoca del provvedimento. I tecnici del gruppo Eni, infatti, hanno comunicato che “laddove le modifiche in questione fossero implementabili queste non risolverebbero il problema”. In base alle valutazioni effettuate anche da un tecnico nominato come ctu, l’impianto “in tempo di secca” scaricherebbe in mare, “tramite i pozzetti di troppo pieno”, 1.800-1.900 m3/g di reflui non trattati.

“Non sono applicabili…”. Gli interventi imposti al gruppo Eni avrebbero dovuto evitare gli sversamenti in mare, facendo sì che il depuratore potesse trattare circa 11.100 m3/g a fronte degli attuali 9.600m3/g. I funzionari del gruppo Eni, nella nota fatta pervenire a Palazzo di Città, descrivono come “inapplicabile” quanto richiesto dal sindaco Messinese “date le reali potenzialità tecnico strutturali dell’impianto”. “La vasca di ossidazione biologica – continua la nota fatta pervenire dal gruppo Eni – garantisce le performance progettuali fino ad una capacità massima di 400 mc/h, limite oltre il quale potrebbe non essere assicurata la conformità dello scarico rispetto ai limiti autorizzati”.

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