“Rimuovere i tubi che colpirono Romano”: Verifiche sul caso dell’operaio morto

 
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Gela.
“Quel fascio di tubi deve essere rimosso per consentire l’effettuazione di nuove verifiche”. Per questa ragione, il giudice delle indagini preliminari Veronica Vaccaro ha disposto la nomina di un’azienda specializzata in simili interventi.

L’ha fatto durante una nuova udienza dell’incidente probatorio scattato a seguito della morte dell’operaio trentenne Francesco Romano, dipendente della società Cosmi Sud morto nel novembre di due anni fa dopo essere stato travolto da un pesante tubo nella zona della radice pontile del porto isola Eni.
La decisione si lega alla necessità di effettuare importanti verifiche proprio sulla superficie che ha fatto da base d’appoggio per il fascio di enormi tubi. Uno si sganciò travolgendo il giovane operaio che, insieme ad alcuni colleghi, si trovava in quella zona di lavoro. In questo modo, dovrebbe proseguire l’attività del perito nominato per eseguire i rilievi sui luoghi.
Si cerca di velocizzare l’intero iter procedimentale dopo la revoca dei tre originari tecnici scelti per i controlli. I familiari della vittima sono rappresentanti dagli avvocati Emanuele Maganuco e Filippo Spina; la moglie di Romano, invece, ha deciso di agire in giudizio insieme al legale Salvo Macrì.
Dopo i fatti del novembre di due anni fa, sono stati i responsabili delle società coinvolte, la stessa Cosmi Sud, Raffineria di Gela e Sertec, a finire nel registro degli indagati. Intanto, per cercare di valutare gli elementi che verranno acquisiti dopo le verifiche sulla zona scelta per collocare il fascio di tubi da trentasei pollici, il gip Vaccaro ha già fissato l’udienza del prossimo 29 aprile.

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