Rsa Caposoprano, in aula perito: “Abusi edilizi erano noti ma mai disposta demolizione”

 
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Gela. E’ durato diverse ore l’esame del perito che, incaricato dalla procura, si è occupato di valutare le carte autorizzative rilasciate per l’avvio delle attività della Rsa Caposoprano, ma che soprattutto servirono a sanare gli abusi edilizi per l’ex albergo, che poi venne riconvertito a residenza sanitaria assistita. L’ingegnere incaricato, in aula davanti al collegio penale, ha risposto alle domande del pm Luigi Lo Valvo e a quelle delle difese dei tredici imputati, compresi i vertici della Sst, la società proprietaria della Rsa. L’attività investigativa è arrivata fino all’acquisizione di atti che risalgono agli inizi degli anni ’60. Il perito ha spiegato che a Palazzo di Città avrebbero saputo degli abusi edilizi realizzati nel corso del tempo per l’ex albergo, “ma non venne mai emesso un ordine di demolizione”. Scelte amministrative anomale, almeno secondo quanto ha spiegato il testimone, che sono al centro dell’attività di indagine condotta dai pm della procura, che è sfociata anche in un secondo filone di giudizio, attualmente davanti al gup del tribunale. Sono stati riscontrati “abusi sostanziali”, così ha detto ancora il perito, ma Comune e Asp si sarebbero accontentati “di un’autocertificazione”, ad attestare lo stato della struttura. Per i pm, ci sarebbero state delle irregolarità nell’iter complessivo, finalizzate a favorire l’accreditamento regionale, poi riconosciuto alla Rsa Caposoprano. Il rilascio di un provvedimento “ora per allora”, secondo le valutazioni del perito fu del tutto non in linea con la disciplina in materia. “Anche la Scia – ha proseguito – risulta viziata da elementi mendaci”.

Secondo quanto dichiarato in aula, abusi edilizi si sarebbero riscontrati anche nel 2006, quando l’allora proprietà dell’ex albergo effettuò interventi, finanziati con fondi pubblici. Dagli accertamenti condotti, sarebbe inoltre emerso che l’accreditamento regionale fu riconosciuto addirittura prima della conclusione dell’istruttoria autorizzativa da parte di Asp. Tra le contestazioni mosse ad alcuni degli imputati, c’è anche il reato di corruzione. Il testimone ha dato seguito alle domande della difesa dell’ingegnere Renato Mauro (con l’avvocato Giacomo Ventura), ai vertici della Sst ed ex direttore generale del municipio. Per il legale, le procedure non sarebbero state viziate da presunte irregolarità . Sono a processo, lo stesso Mauro, Sandra Bennici, Salvatore Lombardo, Giuseppe Fava, Davide Giordano, Raffaella Galanti, Rocco Ficicchia, Calogero Buttiglieri, Luigia Drogo, Donato Fidone, Isidoro Bracchitta, Michele Burgio, Sebastiano Macchiarella e Gaetano La Bella. Asp e Comune sono invece parti civili, con i legali Giacomo Butera e Salvo Macrì.

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