Si spacciò per un responsabile Ast, telefonate e servizi a spese dell’azienda: una condanna

 
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Gela. Un raggiro da circa ventiquattromila euro è costato la condanna ad un giovane disoccupato. Sette mesi di reclusione. Questo il verdetto pronunciato dal giudice Silvia Passanisi, a conclusione dell’istruttoria dibattimentale. In base alle accuse, il giovane avrebbe ottenuto l’attivazione di almeno due linee telefoniche fisse e cinque mobili dal gruppo Fastweb, ma spacciandosi per il responsabile in città dell’Ast, che gestisce il servizio locale di trasporto pubblico. Centinaia di chiamate e servizi, ma tutto addebitato all’azienda, che si è costituita parte civile nel procedimento penale. Alla fine, il giudice ha accolto per intero le richieste formulate dal pm Gesualda Perspicace, che ha ritenuto fondate le accuse mosse contro l’imputato. Una richiesta di condanna è stata formulata anche dal legale dell’azienda.

I difensori dell’imputato, gli avvocati Carmelo Tuccio e Giuseppe Ferrara, invece, hanno messo in discussione l’esistenza delle condizioni giuridiche a fondamento dell’eventuale truffa. Hanno respinto la richiesta di condanna, escludendo l’esistenza della volontà, da parte del loro assistito, di raggirare la società di trasporto pubblico. La linea difensiva, però, non è stata accolta e il giudice ha optato per la condanna.

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