Stop trivelle, Castania (Uiltec): “Catastrofe per territorio con 400 posti a rischio”

 
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Gela. “Bloccare i progetti di esplorazione ed estrazione con gli emendamenti presentati dalle forze di governo sarebbe una catastrofe per il territorio”. Dopo la levata di scudi delle segreterie nazionali di Filctem, Femca e Uiltec, anche le organizzazioni sindacali territoriali hanno attivato un canale di dialogo con i riferimenti romani, come spiega il segretario provinciale Uiltec Maurizio Castania. L’ipotesi che possa essere modificato il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), con un emendamento al decreto Semplificazioni, sta mettendo in subbuglio un settore, dove la preponderanza è delle grandi corporation delle trivelle, a partire da Eni, che ha in programma l’investimento “Argo-Cassiopea”, con la base gas. “Sul territorio parliamo di almeno 400 posti di lavoro, considerando solo il diretto. Ci sono i 320 operatori di Enimed, oltre ad un centinaio in trasferta Italia. Poi – dice Castania – c’è anche l’indotto. Posso dire che il disappunto è grande. Il governo deve decidersi e non può mettere a repentaglio un intero sistema”. Secondo Castania, che condivide posizioni analoghe a quelle dei segretari di Filctem e Femca, Gaetano Catania e Francesco Emiliani, a livello locale sono già da tempo in atto pratiche e processi, volte ad una produzione molto più in linea con le esigenze ambientali. “Abbiamo rinunciato al progetto della piattaforma Prezioso K, per avviare una nuova fase, scegliendo la base a terra per il gas che è meno impattante – aggiunge – Eni e il Ministero dell’ambiente hanno firmato un protocollo per lo smantellamento degli impianti di raffineria, che non fanno più parte del processo di riconversione green. Però, non possiamo subire anche lo stop definitivo alle attività di esplorazione ed estrazione. Perderemo del tutto l’autonomia energetica, dovendo ricorrere alle forniture mediorientali e del Nord Africa. Bloccare Gela, significa anche stoppare le attività Enimed a Ragusa e a Licata. Sarebbe un intero sistema al collasso. Se non fosse per il periodo di fermo estivo, avremmo già allertato la prefettura. Ma in ogni caso la questione rimane prioritaria, soprattutto in un territorio come il nostro che non ha alternative spendibili e concrete”.

Il livello d’attenzione si è alzato e i sindacati del settore non escludono nulla, qualora le modifiche proposte al decreto Semplificazioni dovessero passare. Un dissidio, quello tra produzione e tutela ambientale, che ormai è parte determinante di un tessuto economico locale, da decenni privo di qualsiasi soluzione B e quasi del tutto concentrato sulle attività di raffineria e su quelle del settore upstream (nonostante le evidenti flessioni nei numeri degli ultimi anni).

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