Tremila euro imposti ad un imprenditore, la presunta richiesta su un “pizzino”: accuse a marito e moglie

 
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Gela. Un presunto “pizzino” trovato nella disponibilità di un giovanissimo. La presunta estorsione. Sul biglietto, in base a quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato riportato un messaggio indirizzato ad un imprenditore locale. Venivano chiesti circa tremila euro. Così, i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta hanno chiuso le indagini. Davanti al giudice dell’udienza preliminare nisseno, c’è il quarantaduenne Nicola Liardo. Le accuse dei magistrati, però, vengono mosse anche alla moglie. Per i pm della Dda, proprio Liardo avrebbe ordinato di far recapitare il presunto “pizzino” all’imprenditore, nel tentativo di ottenere la cifra indicata. Adesso, il quarantaduenne e la moglie devono rispondere alle accuse. Il difensore di fiducia, l’avvocato Davide Limoncello, ha subito chiesto un termine al gup. Valuterà il contenuto degli atti di indagine prima di esporre le proprie richieste. In aula, si tornerà a febbraio.

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