Truffe e corruzione, quattro carabinieri “infedeli” in manette: scattano 9 arresti

 
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Gela. Un giro fatto di presunti ricatti, imposizioni, favori e, addirittura, estorsioni. Così, sono scattati i provvedimenti di custodia cautelare nei confronti di nove indagati. Tra i sospettati finiti al centro delle indagini coordinate dai magistrati della procura distrettuale antimafia di Caltanissetta ci sono anche quattro carabinieri.

I militari del Ros nisseno, infatti, hanno fatto scattare le manette ai polsi di un loro collega, il maresciallo G.P., in servizio al reparto territoriale di via Venezia e per molti anni comandante della locale radiomobile.
Gli arresti domiciliari, invece, sono stati concessi ad altri tre carabinieri. G.G., in servizio alla caserma di via Venezia, M.S., recentemente trasferito a Lampedusa, e E.L.D.A, da poco in pensione, sono considerati tra i responsabili dei fatti contestati dai magistrati nisseni. Sarebbero stati loro, infatti, ad appoggiare la condotta tenuta dal maresciallo G.P. Le accuse sono molto pesanti: concorso esterno in associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dalle finalità mafiose, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio, accesso abusivo a sistema informatico, millantato credito e truffa.
Tra i fattori che hanno fatto scattare gli approfondimenti, ci sono le dichiarazioni rese da uno degli affiliati al gruppo del presunto boss Giuseppe Alfieri. Sarebbe stato un ex fedelissimo di  ‘u Ierru a tracciare alcune delle dinamiche “pericolose” che avrebbero collegato i carabinieri arrestati ad imprenditori della città e faccendieri. Non a caso, un provvedimento di custodia cautelare è stato notificato anche al titolare di alcuni supermercati della città, M.D.A.
Stando agli investigatori, i carabinieri coinvolti non avrebbero mancato di far sentire tutto il loro peso, imponendo servizi di perlustrazione e controllo dietro pagamento. Chi diceva sì alle loro richieste, non avrebbe dovuto temere danneggiamenti o eventuali controlli.
In base alle risultanze dell’inchiesta, emerge una sorta d’organizzazione con caratteristiche mafiose che avrebbe potuto contare sul presunto supporto dei quattro carabinieri. Tra i coinvolti, comunque, ci sarebbero almeno altri due esercenti locali. 

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