“Tutti accusano ma nessuno fa i nomi…”, un confronto pubblico sul caso Eni

 
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Gela. L’indotto della fabbrica Eni fatica a respirare mentre il progetto di riconversione a green refinery affronta la fase d’ingegnerizzazione.

“Commistioni, chi sa parli!”. Dubbi, perplessità e proteste, negli ultimi giorni arrivate anche a Palazzo di Città, e adesso c’è chi lancia la proposta di un confronto pubblico. “E’ ora di finirla – spiega il consigliere comunale dell’Udc Guido Siragusa – chi sa parli chiaramente. Se ci sono state commistioni tra politica, sindacati e manager dell’azienda, vengano indicate in maniera dettagliata. E’ finito il tempo di chi accusa senza fare nomi o cognomi. Li sfido ad un confronto pubblico. Non si può dare la colpa solo agli ultimi arrivati”.

“Nessuno sapeva?”. Il consigliere comunale, da diversi mesi parte integrante del gruppo politico che sostiene il primo cittadino Angelo Fasulo, mira in direzione di chi cerca di ottenere punti elettorali facendo leva sul caso Eni. “Mi chiedo dove siano stati negli ultimi vent’anni tutti questi paladini della buona politica – continua – nessuno sapeva cosa fosse il pet coke o perché si sia dato il via libera al suo utilizzo come combustibile per la produzione?”. Stando a Siragusa e al gruppo locale dell’Udc, la politica dovrebbe invece premere affinché si rispettino i termini dettati nel protocollo firmato lo scorso novembre al ministero dello sviluppo economico. “Senza un’accelerazione – ammette – i lavori all’interno della fabbrica non riusciranno a partire in tempi celeri. Il problema vero, infatti, si chiama indotto. Per questa ragione, poniamo una condizione politica al sindaco. C’è la necessità di un polo metalmeccanico destinato a rivalorizzare i lavoratori del settore. Su questo fronte, non è possibile transigere. I trentadue milioni delle compensazioni Eni lasciamoli solo a progetti di sviluppo per la città. Purtroppo, chi parla di bonifiche non capisce che l’ente comunale non è un bancomat sempre attivo”.

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