Uccisa in piazza Salandra: L’imprenditore Giudice, “Dov’è targa per Scimè?”

 
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Gela. targa commemorativa finita, forse, nei magazzini comunali e mai più riapposta. Il ricordo della casalinga gelese cinquantaseienne Grazia Scimè, però, potrebbe continuare a rivivere attraverso l’iniziativa di un gruppo di privati. La donna, uccisa a conclusione di un agguato di mafia

oramai venticinque anni fa proprio nel cuore di piazza Salandra a Gela, continuò ad essere commemorata con l’apposizione di una targa: rimossa però quando fu necessario avviare i cantieri per il rifacimento dell’intera piazza. Da quel momento, l’effige non venne più installata.
La donna, solo casualmente, si trovava a transitare in quello che, in pochi secondi, si trasformò in teatro del tentato omicidio del pregiudicato Giuseppe Nicastro. Per questa ragione, alcuni cittadini hanno già avviato le necessarie operazioni per realizzarne una interamente nuova da apporre nella stessa zona. Tra loro, c’è anche l’imprenditore Antonio Giudice, la cui madre morì a causa dello shock emotivo successivo ad un attentato incendiario che danneggiò la vettura del marito parcheggiata in via Stoppani, nella zona di San Giacomo. “Ricordo molto bene – spiega lo stesso Giudice – che la targa originaria era stata collocata su uno dei muri che delimitano l’accesso di piazza Salandra. Dopo l’avvio dei lavori di rifacimento dell’area, però, non fu più ricollocata. Così, sto cercando di ottenerne una nuova da porre, magari, sotto uno degli alberi che oggi contornano la piazza. Si tratta solo di qualche centinaia d’euro per ricordare, comunque, una vittima innocente caduta durante anni di pura follia criminale”.
Sono già stati richiesti i necessari preventivi ad alcune ditte specializzate nel settore. Soprattutto dopo la morte della madre, l’imprenditore Antonio Giudice ha cercato, praticamente in autonomia, di risollevare l’intera questione della violenza in città. E’ stato l’organizzatore di un lungo corte civile che, con la partecipazione di molti alunni delle scuole locali, è arrivato fin sotto le finestre di Palazzo di Città.
“Sicuramente – spiega ancora Giudice – a causa dei lavori si saranno perse le tracce della targa. In questo caso, sto cercando di provvedere per portare avanti un ricordo, secondo me, fondamentale”. L’imprenditore ha anche riportato le sue testimonianze in un recente saggio scritto di suo pugno dal titolo “Gela piange vittime innocenti”.
Un’analisi della città odierna affiancata all’immagine di quella devastata dalla guerra di mafia a cavallo tra anni ’80 e ’90. Non è da escludere che lo stesso Giudice possa, già nelle prossime settimane, richiedere le eventuali autorizzazioni comunali per poter installare la lapide commemorativa e ovviare, così, all’attuale assenza di qualsiasi indicazione.

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