“Uccise Martines ma fu provocato”: chiesti quattordici anni per Angelo Meroni

 
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Gela. Avrebbe ucciso il trentottenne Francesco Martines nel timore di subire conseguenze più gravi dopo il furto messo a segno all’interno del cantiere gestito dalla società della vittima.

Per questa ragione, il pubblico ministero Serafina Cannatà ha chiesto la condanna a quattordici anni di reclusione nei confronti del quarantottenne Angelo Maroni.
Stando al pm, quindi, Meroni sarebbe stato provocato e avrebbe reagito uccidendo Martines. La linea portata in aula dalla pubblica accusa è stata contestata dal legale che assiste la famiglia della vittima, costituitasi parte civile. L’avvocato Flavio Sinatra, infatti, ha messo in dubbio l’esistenza di qualsiasi provocazione che, in questo modo, andrebbe ad attenuare l’eventuale condanna.
Il pm Cannatà, inoltre, ha chiesto l’assoluzione per l’ipotesi di tentato omicidio contestata sempre ad Angelo Meroni. In base alla ricostruzione dei fatti, avrebbe puntato la pistola utilizzata per uccidere Martines anche in direzione di tre parenti della vittima che seguivano, a bordo di un’altra automobile, quella condotta dal presunto omicida. L’imputato deve anche rispondere di porto d’armi non autorizzato e occultamento di cadavere.
Il giudice dell’udienza preliminare Fabrizio Molinari, dopo le conclusioni presentate dal pm e dal legale della famiglia, ha scelto di rinviare all’udienza del prossimo 8 luglio. Spetterà all’avvocato Davide Limoncello, difensore di Angelo Meroni, esporre le proprie conclusioni in favore del presunto omicida.

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