Ucciso a 18 anni: “Sono stanco di aspettare, mio figlio è morto da innocente”

 
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Gela. “Mio figlio è stato una vittima innocente della mafia. Minacciavano me e la mia azienda per fare pressione su di lui. Adesso, non aspetterò più alcuna dichiarazione dei collaboratori di giustizia. Sto già preparando un memorandum”.

“Non voglio i risarcimenti”. Salvino Legname, padre di Angelo ucciso dai killer di mafia nell’aprile di diciassette anni fa quando aveva appena diciotto anni, intende ottenere il riconoscimento di uno status ufficiale. “Non mi interessano i risarcimenti in denaro – dice – non li ho mai cercati. Voglio soltanto, per il bene di tutta la mia famiglia, che Angelo venga ufficialmente ricordato come una vittima. Non era assolutamente uno spacciatore ucciso per debiti di droga. Era stato preso di mira perché i gruppi di mafia lo volevano arruolare. Sono riuscito a ottenere tutte le denunce che, già in quel periodo, avevo presentato alle forze dell’ordine. Fino al mese precedente all’omicidio di Angelo, avevo sporto denuncia contro estorsori che mi minacciavano”. 

Un memorandum per fare luce su quell’omicidio. Ad uccidere il giovanissimo Angelo Legname fu Giuseppe Maniscalco, un suo coetaneo che addirittura risiedeva con la famiglia nello stesso stabile della vittima, nel quartiere di Caposoprano. Per quei fatti, è già stato condannato. “Purtroppo – dice ancora Salvino Legname – gli anni passano e anche magistrati e inquirenti si susseguono. Per questo motivo, sto scrivendo un memorandum. Sono stanco di aspettare che qualche collaboratore di giustizia si convinca a dire la verità. Angelo è morto per difendere la sua famiglia. Una ragazza che lo incontrò la sera stessa della sua morte ha dichiarato davanti agli inquirenti che Angelo le disse di non sapere se il giorno successivo fosse stato possibile rincontrarsi. La lasciò in piazza Umberto per recarsi all’appuntamento con i suoi assassini”.

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