Un coro di no contro il disimpegno Eni: la vertenza Gela si sposta a Roma

 
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Gela. «Per il lavoro, lo sviluppo, l’occupazione. E contro mafie e violenza criminale». È il leit-motiv della manifestazione che ha visto in piazza stamani a Gela, secondo gli organizzatori, circa tremila persone tra operai, gente comune,

sindaci con gonfalone e fascia tricolore ed esponenti dell’associazionismo e della Chiesa nissena. Insieme hanno sfilato per il rilancio della raffineria e del territorio e «contro la violenza stragista e bestiale», con le parole di Maurizio Bernava, segretario della Cisl Sicilia, che ha parlato durante i comizi di chiusura.

Nel corso della manifestazione è stato anche osservato un minuto di silenzio per le vittime innocenti delle bombe di Brindisi e fatto proprio, dai sindacati locali e regionali, «lo sdegno» espresso dai sindacati nazionali a nome del mondo italiano del lavoro, «per l’efferato attentato che ha colpito inermi alunne della scuola di Brindisi».

Gela nei giorni scorsi era finita nell’occhio del ciclone per l’annuncio di Eni di fermare le linee di produzione 1 e 3 dello stabilimento. Ne è scaturita una vivace vertenza che si è conclusa, per il momento almeno, con la firma dell’accordo sul petrolchimico, tra Eni e sindacati. Così, 400 dipendenti della raffineria, dal 10 maggio, sono in Cig. Ma per i sindacati «resta – sottolinea la Cisl – il nodo dell’indotto e dei 1.200 lavoratori, per lo più di imprese metalmeccaniche ed edili.

Resta, denunciano Cgil Cisl e Uil, l’incognita del futuro del comprensorio. Resta aperta la questione delle infrastrutture. E resta quella della competitività e redditività dell’area». È da qui che è nata la manifestazione che oggi ha preso le mosse da corso Vittorio Emanuele e si è conclusa in piazza Umberto I.

Oltre a Bernava, qui hanno parlato Salvatore Pasqualetto, segretario generale Uil di Caltanissetta e, per la Cgil nazionale, Serena Sorrentino, della segretaria.

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