Un imprenditore accusato di estorsione ai danni di due aziende, si parte dalle intercettazioni

 
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Gela. Un perito per analizzare e trascrivere il contenuto delle intercettazioni che sarebbero alla base delle accuse nei confronti dell’imprenditore quarantanovenne Nicolò Cassarà. Due imprenditori sono parti civili. I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta ritengono abbia avuto un ruolo nella presunta doppia estorsione ai danni di imprenditori del settore edile e del movimento terra. La richiesta di nomina del perito è stata formulata in aula dal pubblico ministero Maria Carolina De Pasquale. Il dibattimento a carico dell’imprenditore, finito al centro dell’inchiesta “Fabula”, si è appena aperto. Parti civili si sono costituiti i due imprenditori che avrebbero subito le richieste estorsive, ovvero Francesco Cammarata e Sandro Missuto. Negli scorsi mesi, dopo le contestazioni mosse dal legale di fiducia del quarantanovenne, l’avvocato Giovanni Lomonaco, cadde l’accusa di associazione mafiosa. Rimangono in piedi, invece, quelle relative alle estorsioni. Cassarà, a sua volta già titolare di un’azienda impegnata nel settore degli inerti e delle cave, venne arrestato, a conclusione appunto dell’inchiesta “Fabula”, insieme all’ex collaboratore di giustizia Roberto Di Stefano e a Davide Pardo, entrambi condannati in primo grado. La posizione dell’imprenditore, però, venne successivamente separata. Il prossimo giugno si tornerà davanti al collegio penale composto dal presidente Veronica Vaccaro e dai giudici Silvia Passanisi e Marica Marino.

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