Un museo a cielo aperto troppo spesso ricoperto, “città può camminare senza le gambe dell’industria”

 
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La tomba ritrovata durante i lavori in via Butera

Gela. Il passato riaffiora nella città dei siti archeologici troppo spesso chiusi. Una tomba arcaica, con i resti di un uomo al suo interno, è stata rinvenuta durante lavori di scavo, in via Butera. L’equipe della soprintendenza dei beni culturali è intervenuta per assicurare la massima cura. Dalla stessa soprintendenza fanno sapere che i resti potrebbero risalire a quasi tremila anni fa. Un museo a cielo aperto, che la politica non considera e che anzi troppo spesso ricopre, per evitare intralci.

“Ogni volta che il passato greco riaffiora, io non smetto di credere che esista un futuro diverso per Gela. Perché al di là delle sterili posizioni politiche ruotanti sempre e solo intorno ad un’industria ancora ciecamente considerata unico appiglio economico, è la stessa natura a darci dei segnali. Segnali per un’economia diversa che però non può essere programmata da uomini politici che credono che montare i legni di una nave greca sia un lavoro veloce ed economico. Così come non potrà essere immaginata da chi pensa che amare la città basti a fare bene per la città stessa. No, Gela non deve più permettere, e non può permettersi che il futuro dei suoi figli sia plasmato da approssimazione e tentativi, da idee confuse e prive di fattibilità – dice il segretario confederale della Cgil Ignazio Giudice – Gela ha il diritto di provare a ripensarsi come una meta turistica intermedia rispetto ai grandi poli di attrazione ma per fare questo chi oggi ha l’onore di amministrarla deve circondarsi di tour operator competenti che possano indicare quali passi compiere per intercettare il segmento di visitatori giusto per noi, di professionisti accreditati, liberi e creativi che abbiano il coraggio di pianificare la valorizzazione di questo territorio anche usando come punti di forza le contraddizioni della città per renderla attrattiva e unica rispetto alle tante bellezze siciliane. Solo così Gela avrà un’altra storia da raccontare che non può più essere quella di un museo chiuso per instabilità, di mura chiuse per randagismo, di torri d’avvistamento dimenticate, di chiostri e palazzi ducali vuoti, di palazzi storici smembrati. Solo così Gela potrà imparare a camminare, non con sei zampe, perché Gela non può essere solo Eni, ma con le proprie gambe”.

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