Una procedura d’esproprio dei terreni del tutto illegittima, Comune condannato: mai emesso decreto

 
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Gela. L’area di loro proprietà, estesa per quasi novecento metri quadrati, venne occupata per lavori di urbanizzazione autorizzati dal Comune. Da allora, i due proprietari non hanno mai ricevuto le indennità previste dalla normativa né ottenuto la restituzione dei terreni. Il decreto di esproprio non è stato emesso. Una delle tante procedure “allegre” che nei decenni hanno falcidiato le casse del municipio. Gli stessi proprietari, però, vanno risarciti. La conferma, dopo il verdetto favorevole del Tar Palermo, arriva anche dai giudici amministrativi del Cga. Non è stato accolto il ricorso presentato dal legale del Comune, che invece escludeva l’illegittimità dell’esproprio. Una tesi che i magistrati del Consiglio di giustizia amministrativa hanno del tutto bocciato, accogliendo invece le richieste avanzate dal legale dei proprietari, l’avvocato Riccardo Lana.

“A fronte di una sentenza, quella del Tar qui impugnata, che, secondo una diffusa tecnica processuale da tempo seguita dal giudice amministrativo nelle controversie in tema di occupazioni illegittime – scrivono i giudici nella sentenza – ha disposto una condanna per così dire alternativa – alla adozione di un provvedimento di acquisizione sanante ovvero (appunto in alternativa) alla restituzione dell’immobile – il Comune non solo (a quanto consta) non ha intrapreso nessuna delle due strade (continuando ad occupare il bene sine titulo, benché sia ancora di proprietà dei privati, per come ritenuto dal Tar con statuizione che qui non è stata oggetto di impugnazione, neppure incidentale) ma, a distanza di molti anni dai fatti di causa, è tornato a contestare persino il presupposto di partenza, ossia l’illegittimità della propria azione amministrativa”. La conclusione dei magistrati del Cga è piuttosto eloquente. “La condotta del Comune, per come manifestatasi anche attraverso il presente appello – concludono – si rivela quindi (del tutto) dilatoria”.

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