“Valori fuori norma nel buco nero”: accuse a funzionari Eni ma c’è la prescrizione

 
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Gela. Scatta la prescrizione per uno dei capi d’accusa contestati a sette funzionari della raffineria Eni di contrada Piana del Signore. Sono trascorsi, infatti, i termini utili per giudicare gli imputati sul fronte dello smaltimento di rifiuti speciali in violazione dei provvedimenti emessi dalle autorità competenti.

La questione è stata sollevata, durante l’ultima udienza svoltasi davanti al giudice Domenico Stilo, dall’avvocato Federico Scaglia, difensore dell’ingegnere Savio Greganti. Il difensore ha messo in luce la scadenza del termine di cinque anni per, eventualmente, giudicare gli imputati rispetto all’accusa formulata. Così, alla mossa del legale si sono aggiunte quelle degli altri difensori. I
l giudice ha accolto l’eccezione. Per l’ingegnere Greganti si chiude il processo di primo grado: quello dichiarato prescritto era l’unico capo d’imputazione che gli veniva contestato. Sono chiamati a rispondere anche gli ex amministratori delegati di raffineria Giuseppe Ricci e Battista Grosso oltre ai tecnici Rosario Orlando, Felicia Massetti, Carlo Tornetta e Raffaele La Torre. Il procedimento è scaturito dal sequestro della vasca A della zona 2 della raffineria Eni.
Stando alle accuse, infatti, non sarebbe stato rispettato il programma di bonifica dell’area, trasformata in una sorta di discarica a cielo aperto, ricoperta prevalentemente da idrocarburi e fusti colmi di sostanze speciali.
“In base ai dati rilevati dal piezometro collocato a poca distanza dalla vasca – ha spiegato uno degli operatori della capitaneria di porto che svolse le indagini – i valori di benzene nella zona si attestavano a quota tremila mentre il punto massimo indicato dalla legge è di cinque. Per tutti era un vero e proprio buco nero”.
Stando alle valutazioni svolte dagli inquirenti, il programma di bonifica della vasca si sarebbe dovuto concludere nel marzo del 2008. “Quando effettuammo il primo accesso – ha ammesso un altro operatore della guardia costiera – l’attività era praticamente ferma. Gli impianti si bloccavano spesso a causa dell’elevata percentuale di materiali inerti presenti nella vasca da bonificare. Trovammo molti lavoratori a poca distanza dalla vasca. Non avevano alcuna protezione per difendersi dalle esalazioni né erano stati collocati cartelli d’avviso”.
Non a caso, durante l’udienza, oltre ad un consulente, è stato ascoltato l’ex custode della zona Vincenzo D’Agostino. “Sono stato costantemente a contatto con le sostanze presenti nella vasca – ha spiegato – non utilizzavo alcun dispositivo di sicurezza. Spesso, era difficile sopportare”.
Il pool difensivo ha fatto riferimento, in ogni caso, ad una nota ministeriale che avrebbe consentito ai funzionari di raffineria di far slittare il termine di conclusione del programma di bonifica della vasca fino al novembre del 2009. I testimoni alternatisi in aula hanno risposto alle domande formulate dal pubblico ministero Lara Seccacini. Parti civili sono il ministero dell’ambiente, l’ente comunale e quello provinciale, oltre all’ex custode del sito Vincenzo D’Agostino. 

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