Gela fa giurisprudenza: primo caso di allontanamento dalla casa familiare

 
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Gela. Il tribunale di Gela fa giurisprudenza. Tre giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del decreto legge sulla violenza domestica e i maltrattamenti in famiglia il gip del tribunale Veronica Vaccaro, ha infatti imposto a Emanuele Famà, 43 anni l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare.

E’ stato quindi applicato per la prima volta il decreto legge  n. 93 del 14 agosto scorso. Il disoccupato era stato arrestato proprio sabato scorso, quando il decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Ecco perchè ieri mattina, durante l’udienza di convalida, accusa e difesa si sono trovati davanti un caso che prevede l’applicazione di una nuova giurisprudenza. Il decreto infatti ha aumentato l’età delle vittime di violenze domestiche, che prima era limitato ai 14 anni ed oggi arriva fino ai 18.

Viene inoltre estesa la possibilità di acquisire testimonianze con modalità protette allorquando la vittima sia una persona minorenne o maggiorenne che versa in uno stato di particolare vulnerabilità. Infine viene esteso ai delitti di maltrattamenti contro famigliari e conviventi il ventaglio delle ipotesi di arresto in flagranza. È anche previsto che in presenza di gravi indizi di colpevolezza di violenza sulle persone o minaccia grave e di serio pericolo di reiterazione di tali condotte con gravi rischi per le persone, il pubblico ministero – su informazione della polizia giudiziaria – può richiedere al giudice di irrogare un provvedimento inibitorio urgente, vietando all’indiziato la presenza nella casa familiare e di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa. Ed è proprio quest’ultimo punto ad essere stato applicato.

Emanuele Famà avrebbe anche colpito con un oggetto contundente la figlia. Visto che il marito sembrava fuori controllo la moglie ha cercato di proteggere la figlia di 15 anni. Le due donne si erano  barricate all’interno di una stanza, da dove hanno  chiamato il centralino dei carabinieri. Emanuele Famà aveva un precedente. A fine luglio la moglie aveva presentato una denuncia sempre ai carabinieri contro il marito. Ieri però davanti al giudice, assistito dall’avvocato Lia Comandatore, ha fornito una versione diversa, limitandosi a dire di aver solo preso per un braccio la figlia che invece ha reagito  bruciandogli le braccia con la piastra elettrica usata per i capelli. Per confermare il suo racconto ha mostrato le ustioni alle braccia ed i lividi, mentre la ragazzina ha subito una prognosi di 5 giorni. Il padre ha detto che voleva impedire alla figlia di uscire con un figlio poco raccomandabile. Il gip ha convalidato il fermo per il reato di maltrattamenti in famiglia e quello delle lesioni, ma non disponendo alcun provvedimento restrittivo. Famà è tornato in libertà, ma – ecco la novità – non potrà fare ritorno nella casa di famiglia.

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