Eni riconverte, verso il fermo dell’ultima caldaia: “In marcia solo pochi impianti”

 
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Gela. Il drastico cambiamento del ciclo produttivo previsto dai manager Eni per la raffineria di contrada Piana del Signore potrebbe condurre, in un arco di tempo decisamente limitato, a fermare anche l’ultima caldaia della centrale termoelettrica.

La caldaia sostituita da boiler. In sostanza, il vapore attualmente prodotto sarebbe in eccesso rispetto alle esigenze degli impianti in marcia. Quindi, i manager del gruppo starebbero pensando a rimodulare anche questo tipo di consumo. Il vapore, così, dovrebbe essere garantito solo da particolari sistemi boiler. “Allo stato attuale – spiega il segretario di zona della Uiltec Maurizio Castania – gli unici impianti in marcia sono quelli di servizio che non possono essere fermati perché assicurano fasi molto importanti come il trattamento delle acque di falda. Inoltre, si potrebbe optare per la produzione di vapore direttamente dai boiler bypassando le caldaie”.

120 trasfertisti già selezionati. A pochi giorni dalla fine dell’anno, è stato completato il primo giro di selezioni per le trasferte dei dipendenti di raffineria. Circa centoventi sono già destinati ad altri siti. Il gruppo più consistente, invece, verrà individuato con l’avvento del nuovo anno. “A regime – spiega ancora Castania – con la green refinery saranno circa quattrocento gli operatori Eni a svolgere attività in fabbrica. La restante parte, invece, sarà comunque utilizzata per le trasferte”. Il numero di trasferisti, però, potrebbe ridursi qualora arrivasse il via libera alla costruzione di nuovi impianti previsti anche nel protocollo d’intesa firmato a novembre tra i tavoli del ministero dello sviluppo economico. “Per questo motivo – continua il sindacalista – vogliamo monitorare le procedure autorizzative. Tra i nuovi impianti ci dovrebbe essere quello per la produzione di gas naturale liquefatto. Inoltre, il gruppo Mossi&Ghisolfi ha già annunciato un progetto relativo alla costruzione di due impianti per il bioetanolo di seconda generazione”.

Le tante difficoltà dell’indotto. L’addio definitivo alla raffinazione, almeno nello stabilimento di contrada Piana del Signore, sta completamente mutando gli assetti interni. I più colpiti rimangono gli operai delle aziende impegnate nell’indotto: gli effetti più immediati della riconversione si stanno facendo sentire proprio in queste settimane. Gli ammortizzatori sociali rimangono, al momento, l’unica opzione anche se le pratiche si confermano fin troppo farraginose

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