Sospetti su dati Arpa dopo sversamento Armatella, assolti dirigente e tecnici

 
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La zona dello sversamento

Gela. Non ci sarebbe stata alcuna anomalia nei dati forniti da Arpa sullo sversamento di idrocarburi da condotte Enimed, che si verificò ormai sette anni fa tra i terreni di contrada Armatella, a ridosso della Gela-Catania. Venne interessata una vasta area, superiore ai cinquemila metri quadrati. L’assoluzione è arrivata per il dirigente Arpa Antonio Carbone e per i tecnici di laboratorio Maria Cannas e Patrizia Biondo. La decisione è stata pronunciata in aula dal giudice Miriam D’Amore. Secondo le accuse, i tre imputati, intervenuti sul posto per gli accertamenti tecnici, avrebbero segnalato che lo sversamento di idrocarburi interessò solo la matrice acqua superficiale, mentre secondo gli accertamenti avrebbe intaccato anche la matrice suolo e un’area molto più vasta, rispetto a quella ricostruita nelle verifiche Arpa. Per il pm Pamela Cellura, gli elementi acquisiti nel corso dell’istruttoria dibattimentale avrebbero confermato le contestazioni. Ha chiesto la condanna ad otto mesi di reclusione per Carbone e a sei mesi ciascuno per Cannas e Biondo. I legali di difesa, gli avvocati Giacomo Vitello, Giuseppe D’Acquì e Rudy Maira, invece, hanno spiegato che non ci sarebbe stata nessuna volontà di alterare i dati.

Agli imputati venivano contestate l’omessa denuncia e la falsità ideologica. I legali hanno ripercorso i fatti, ormai vicini alla prescrizione, spiegando che gli operatori Arpa effettuarono tutti gli accertamenti del caso, seppur la zona fosse piuttosto impervia. Enimed ha poi provveduto alle attività di bonifica dei terreni. Nel giudizio erano parti civili il Comune, con l’avvocato Flavio Sinatra, l’associazione Legambiente rappresentata dall’avvocato Giovanna Zappulla e l’Arpa regionale, con il legale Giuseppe Laspina.

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