Operatore porto isola impugna secondo licenziamento, chiesto incontro con la capitaneria

 
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Gela. Sta affrontando un periodo molto difficile, dovuto anzitutto al lavoro che non ha più. Un operatore che per anni è stato alle dipendenze di “Archimede”, società che svolge servizi nel porto isola, ha deciso di impugnare anche il secondo licenziamento irrogatogli dall’azienda che non intende più mantenerlo nei suoi ranghi. Ci sono diversi procedimenti, civili e penali, che contrappongono l’operatore all’azienda, i cui vertici hanno confermato di non voler proseguire il rapporto. Della sua situazione si sta interessando l’associazione antiracket locale. Il presidente Salvino Legname ha inoltrato una pec ufficiale alla capitaneria di porto, per cercare di avere un incontro e valutare l’intera vicenda. L’operatore e la sua famiglia attraversano un periodo economico difficile e senza lavoro la situazione complessiva si complica ancora di più. Di recente, il gup del tribunale ha disposto il non luogo a procedere nei confronti di un ex collega, che è stato accusato di falsa testimonianza, sempre su segnalazione dell’operatore. Secondo la sua versione, ci sarebbe stata una deposizione non veritiera rispetto a quanto accaduto a seguito di un servizio che non sarebbe stato svolto. L’operatore licenziato ha sempre sostenuto di essersi rifiutato di rilasciare in mare sostanze pericolose.

Il suo legale, l’avvocato Giuseppe Smecca, precisa che nel procedimento davanti al gup non c’è stata costituzione di parte civile, “perché abbiamo appreso della notizia solo dalla stampa”. Secondo il lavoratore, ci sarebbero state “situazioni gravi”. L’azienda, invece, ha riferito di aver agito in base alle norme, scegliendo di interrompere il rapporto lavorativo, senza che ci siano le condizioni per riattivarlo.

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