Accordi violati in fabbrica e agenzie interinali: “Si torna indietro di 25 anni”

 
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Gela. “Non si può tornare indietro di venticinque anni e mettere a repentaglio i diritti acquisiti dai lavoratori dell’indotto Eni”. I segretari provinciali di Fiom, Fim e Uilm sono molto chiari sul punto.

La vertenza aperta dopo l’accordo concluso in prefettura oltre un mese fa per l’inserimento di almeno novanta operai tra le fila di Ergo Meccanica e Sicilsaldo compie un nuovo passo.
I sindacati denunciano pubblicamente il tentativo di assumere operai senza prevedere il rispetto degli accordi di secondo livello, una serie d’indennità che assicurano garanzie agli stessi lavoratori.
“Ci sono furbizie – scrivono – che non possono essere tollerate in particolar modo dopo accordi sindacali siglati presso la casa dello stato cioè la prefettura di Caltanissetta. I lavoratori metalmeccanici dell’indotto non possono tornare indietro sul piano dei diritti contrattuali e per tale ragione non sono ammesse scorciatoie che di fatto rischiano di modificare il presente dei lavoratori dipendenti da aziende che perdono il contratto di appalto”.
I dubbi dei segretari Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese non risparmiano neanche gli atteggiamenti adottati dai manager di raffineria. “Non si comprende come la raffineria – continuano – possa autorizzare permessi d’ingresso ad operai che pur avendo anch’essi il diritto al lavoro, stando al protocollo del luglio di due anni fa non potrebbero scavalcare i colleghi inseriti nel famoso bacino che proprio la raffineria di Gela ha voluto costituire. Attraverso l’utilizzo di agenzie interinali si entra in raffineria ed i lavoratori che ne hanno diritto, non tutti ma tanti, restano fuori”.
Accordi di secondo livello e protocollo del luglio 2012, la vertenza avviata dagli operai ex Smim e Tucam sembra tutt’altro che conclusa: nessuno, infatti, sembra poter escludere eventuali nuove proteste in strada.

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