“Antonio non doveva stare lì…”, quei sensi di colpa del gruista che non si dà pace

 
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Gela. “Non doveva finire così. Antonio Non doveva essere lì…”. Lo ripete continuamente il manovratore della gru della ditta Lorefice e Ponzio che ieri ha assistito inerme alla morte dell’amico-collega Antonio Vizzini.

E’ rimasto schiacciato mortalmente dalla ralla di una gru in manovra all’interno della Raffineria di Gela. Il cuore di Vizzini, 54 anni, operaio dell’impresa “Lorefice e Ponzio” che opera nell’indotto del petrolchimico, ha smesso di battere alle 10 di ieri mattina, durante il suo trasferimento in ospedale. Al suo arrivo i medici del Pronto soccorso non hanno potuto fare altro che confermare l’avvenuto decesso. Gli sono stati riscontrati traumi da schiacciamento al torace, alla spalla e alla testa. Il suo collega, pur non avendo forse nessuna colpa, porterà quel peso dentro di sé per tutta la vita.

Sulla dinamica del tragico infortunio indagano la Capitaneria di porto e gli agenti del locale commissariato di polizia i quali hanno sequestrato la gru posizionata ancora nel luogo del tragico incidente. Secondo le prime indiscrezioni, quello di ieri, sarebbe dovuto essere l’ultimo giorno del cantiere di lavoro per la “Lorefice e Ponzio”. L’impresa aveva ultimato il sezionamento della caldaia quattro, intervento preliminare alla definitiva demolizione della Cte.

Antonio Vizzini lascia la moglie, Giuseppina Magliocco e due figlie, Emanuele di 32 anni e Valentina di 26, quest’ultima al quarto mese di gravidanza. Nel loro appartamento di via Schubert è un continuo via vai di gente, tra familiari, amici e colleghi di lavoro che si sono voluti unire al cordoglio.

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