Assenteismo, indagine autorizzata da Marchese fu regolare: assolto vicecomandante municipale

 
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Gela. Non ci furono irregolarità nei metodi adottati dal vicecomandante della polizia municipale, Carmelo Marchese, nella conduzione di un’indagine riservata su presunti casi di assenteismo e timbrature anomale. I giudici del collegio penale del tribunale hanno emesso un dispositivo di assoluzione. “Perché il fatto non costituisce reato”, questa la motivazione letta in aula dal presidente Miriam D’Amore. Per la procura, c’erano invece gli estremi dell’abuso d’ufficio, come confermato dal pm Mario Calabrese che ha chiesto la condanna ad un anno di reclusione. In base alle contestazioni, Marchese avrebbe avviato un’indagine, a carico di un tenente della municipale ritenuto responsabile di mancate timbrature, senza alcuna giustificazione. Il sospetto riguardò inoltre irregolarità nella marcatura delle presenze. Approfondimenti che condusse con quattro agenti, incaricati di monitorare gli sposamenti del tenente. Per il pm, Marchese non avrebbe preventivamente informato la procura e anche i vertici del comando sarebbero stati allo scuro di tutto. Le verifiche disposte dal vicecomandante partirono nel periodo della sindacatura Messinese. “Lo scopo era corretto – ha detto il pubblico ministero nel corso della requisitoria – il vicecomandante era venuto a conoscenza di una potenziale notizia di reato e avviò indagini. Però, il metodo non andava per nulla bene. Il fine non giustifica i mezzi. Per due settimane ha impiegato quattro agenti in compiti non previsti e creando un danno all’ente”. Anche questa mattina, Marchese ha voluto rendere dichiarazioni spontanee, ribadendo di aver rispettato le procedure. La difesa, sostenuta dal legale Gaetano Purpura, ha ripercorso i tratti essenziali delle accuse mosse all’imputato.

“A Marchese bisognava dare un encomio e invece si trova a processo – ha detto il difensore – non ci fu alcun danno arrecato al Comune. Grazie all’attività di Marchese venne individuato un altro caso di irregolarità, a carico di un agente. L’avvio dell’indagine non venne comunicato al comandante, perché c’era il sospetto che non avesse garantito i controlli necessari. L’indagine partì in un periodo nel quale il comandante era in ferie. Non c’è stata alcuna violazione. Furono usate le stesse modalità che tempo addietro avevano consentito di risalire ad un altro caso di assenteismo di un dipendente comunale. Non c’è l’abuso d’ufficio”. Una linea che i giudici hanno accolto, disponendo l’assoluzione.

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