Aziende intestate a presunti prestanome, Palmeri torna libero: fissato giudizio

 
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I militari della guardia di finanza in una delle aziende

Gela. Non c’è allo stato una “gravità indiziaria” che possa giustificare la sottoposizione ai domiciliari. Torna in libertà l’imprenditore cinquantanovenne Rocco Palmeri. E’ accusato di aver intestato fittiziamente importanti aziende a due familiari, il cognato e la nipote, a loro volta indagati. Essendo già sottoposto a misure, non avrebbe potuto gestire direttamente la “Carni del Golfo” e la “Tir Italia”, società impegnate nell’ingrosso di carni e nell’autostrasporto. Un giro d’affari milionario, secondo quanto ricostruito dai pm della procura e dai militari della guardia di finanza, che comunque sarebbe sempre rimasto nelle mani di Palmeri. Lo scorso febbraio, i giudici del riesame avevano respinto i ricorsi delle difese, e Palmeri era finito in carcere, con l’accusa di aver violato i domiciliari. A marzo, ha riottenuto i domiciliari, che adesso gli stessi giudici del riesame hanno revocato, accogliendo il ricorso dei legali di difesa, gli avvocati Flavio Sinatra e Fernando Vignes. Nel provvedimento, i giudici nisseni ribadiscono che allo stato non sussiste la “gravità indiziaria, essendo incerta la prova dell’effettiva ricorrenza del dolo di elusione, in presenza di elementi contradditori”.

Le indagini nei confronti dell’imprenditore e dei familiari sono proseguite ed è stato disposto il giudizio immediato, fissato per luglio. I finanzieri, su disposizione dei pm della procura, hanno anche provveduto a sequestrare le due aziende al centro dell’indagine.

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