Blit antimafia Agorà, l’accusa chiede 70 anni di carcere: stangata per Palazzo

 
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Gela. Oltre settant’anni di reclusione per otto presunti esponenti del gruppo degli stiddari scoperto a conclusione dell’operazione antimafia “Agorà”. Le richieste sono state formulate dai magistrati della pubblica accusa davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta Francesco Lauricella.

La pena più pesante è stata chiesta nei confronti del presunto capo della banda, il cinquantacinquenne Emanuele Palazzo. Il pubblico ministero, infatti, ha formulato una richiesta di diciotto anni di reclusione. Quattordici anni e otto mesi di detenzione, invece, è la pena fissata dalla pubblica accusa nei confronti di Simone Nicastro. Dodici anni di detenzione per il trentatreenne Massimiliano Tomaselli. Undici anni e nove mesi di reclusione sono stati chiesti per il trentaduenne Giuseppe Romano. Otto anni di reclusione per il ventitreenne Orazio Curvà. I magistrati, inoltre, hanno chiesto quattro anni di detenzione per Pasquale Sanzo.

Due anni e quattro mesi di reclusione è la pena prevista per Davide Nicastro: due anni, invece, per Alessandro Peritore. Stando alle conclusioni formulate dalla pubblica accusa, il gruppo avrebbe avuto un ruolo centrale sia nel mercato dello spaccio di droga che nella dimensione delle estorsioni. Punto di riferimento era il centro storico cittadino oltre a piazza Municipio. Attualmente, il presunto boss Emanuele Palazzo, difeso dall’avvocato Michele Micalizzi, si trova recluso sotto regime di carcere duro all’interno del penitenziario abruzzese di massima sicurezza dell’Aquila. Gli otto hanno fatto richiesta di essere giudicati con il rito abbreviato.

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