Carabinieri uccisi a Passo di Piazza, militari ricordano quei fatti

 
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Gela. Oggi, ricorre il 78° anniversario della morte dei tre giovani carabinieri, Antonio Di Vetta, Donato Vece e Michele Ambrosiano, caduti, durante la seconda guerra mondiale, all’alba del 10 luglio 1943, nelle operazioni dello sbarco americano, la cosiddetta operazione “Husky”. I tre militari facevano parte del posto fisso carabinieri denominato “Passo di Piazza”, costituito per sorvegliare la linea ferroviaria Gela-Vittoria e alloggiato all’interno di una masseria. Passo di Piazza è una località a circa 8 chilometri a est di Gela, poco sopra il Lago Biviere, posta ai confini tra le coste di Gela e di Scoglitti. All’alba del 10 luglio 1943, il piccolo presidio dell’arma si trovò circondato da meno di una decina soldati americani che facevano parte dei circa 3.400 paracadutati in quell’area nella notte, poche ore prima dell’inizio delle operazioni di sbarco, con il compito di intercettare i contrattacchi delle truppe italo-tedesche di stanza nell’entroterra. I carabinieri, senza possibilità di comunicare per la mancanza di apparati radio e di telefono, non sapevano che era in corso lo sbarco delle truppe alleate e credettero di trovarsi di fronte ad un piccolo gruppo di paracadutisti nemici. Dalla mansarda del fabbricato aprirono, quindi, il fuoco in direzione dei soldati che avanzavano, uccidendone uno. Ne nacque un intenso conflitto a fuoco nel quale i carabinieri, solo con armi individuali, cercarono di difendere la posizione contro i paracadutisti americani armati di pistole, mitragliatrici, fucili semiautomatici e granate. Quando anche il fuoco delle artiglierie delle navi militari statunitensi si concentrò sulla masseria, della quale erano state comunicate via radio le coordinate dai soldati americani, i carabinieri si arresero, esponendo una bandiera bianca di fortuna, ricavata da una tovaglia da tavola. I militari statunitensi fecero irruzione all’interno della masseria, disarmando tutti i carabinieri che, fatti allineare con le mani alzate nei pressi del pozzo che si trovava al centro del cortile, vennero fucilati. Tre carabinieri morirono sul colpo, i sopravvissuti vennero allontanati da alcuni soldati americani che si opposero ai loro commilitoni e, successivamente, trasferiti in un campo di concentramento provvisorio dal quale furono imbarcati alla volta dell’Algeria.

In ragione dell’attuale emergenza pandemica, quest’anno non è stato possibile organizzare la consueta cerimonia di commemorazione dinanzi il monumento funebre con i nomi dei tre caduti, eretto all’interno del cimitero monumentale. Tuttavia, i carabinieri hanno comunque deciso di non dimenticare i propri figli caduti per adempiere fino in fondo il loro dovere, tanto in tempo di guerra quanto in tempo di pace.

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