Catania risponde alle accuse, “nessuna aggressione a Tuccio…solo un normale diverbio”

 
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Gela. “Non c’è stata nessuna aggressione al dirigente Emanuele Tuccio”. Il diverbio in assessorato. E’ l’assessore Eugenio Catania che smentisce qualsiasi confronto violento con il dirigente. Sono stati alcuni consiglieri comunali, durante la seduta dedicata all’approvazione del bilancio di previsione 2015, a sollevare il caso. “Al settore Sport ed Eventi – scrive lo stesso Catania – è successo un fatto increscioso, molto grave nei confronti dei cittadini, che si innesta in una serie di atti posti in essere dallo stesso dirigente e volti a  paralizzare la macchina amministrativa. Mi riferisco a spostamenti dei dipendenti studiati ad arte per la paralisi della macchina burocratica e che mettono in stato di agitazione, confusione e inefficienza gli stessi dipendenti. Queste manovre vengono monitorate dal sottoscritto da un solo mese e, quindi, non oso immaginare quanto potuto fare prima del mio insediamento. Oggi, in particolare, su ordine dell’architetto. Emanuele Tuccio, il personale addetto al protocollo si è rifiutato di protocollare note e istanze provenienti dal settore Sport ed Eventi, adesso guidato dalla dirigente Patrizia Zanone,  perché avevano “ricevuto ordine dall’architetto Tuccio di non protocollare atti che non provenissero dal settore di sua competenza” (ovvero Ambiente) che si trova nello stesso piano del Palazzo municipale e che altrimenti sarebbero scattati provvedimenti nei loro confronti”. L’assessore prosegue, sostenendo che “presa contezza del fermo al protocollo ho chiesto personalmente all’architetto Emanuele Tuccio che mi relazionasse sul comando impartito agli addetti del protocollo  e, ricevuta dallo stesso conferma di quanto comunicatomi dai dipendenti, ho osservato che tale ordine, oltre ad essere scorretto nei confronti dell’amministrazione e di tutti i cittadini, potrebbe essere sussumibile in diverse e gravi fattispecie di reato previste e punite dal codice penale. La sua risposta a tale osservazione è stata che  “i miei dipendenti li uso come mi pare”. Non ho potuto fare a meno di replicare al dirigente. I dipendenti non sono suoi, ma lavorano per l’ente Comune esattamente come lui e che nella qualità di dipendente del Comune  ha il dovere di dar seguito al suo mandato come dispone l’ordinamento della Repubblica Italiana dal momento che la sua posizione costa alla collettività circa 90 mila euro all’anno ed ha altresì il dovere di lavorare per il bene della città”.

“Non mi sono allontanato dall’aula”. Di conseguenza, stando a Catania, si sarebbe trattato “di un normalissimo diverbio avvenuto in presenza di diversi impiegati non dissimile da quelli che avvengono in altri ambienti di lavoro ma, forse, il dirigente non è abituato a ricevere contestazioni di alcun tipo sul proprio operato”. L’assessore alla polizia municipale ritorna anche su quanto accaduto in aula consiliare durante la discussione sul bilancio di previsione 2015. “Non solo non mi sono allontanato dall’aula – conclude – ma avrei tranquillamente spiegato i fatti se la seduta non fosse stata per altri motivi interrotta. Oltretutto, la priorità della seduta era l’approvazione del bilancio, anche questa bloccata da tempo. In merito al consigliere che utilizza delle false notizie sul mio conto rispetto a fatti avvenuti in sua assenza solo per strumentalizzarli contro la mia persona, sento di dire che tale atteggiamento non giova al dialogo, al confronto democratico e all’interesse di tutti i cittadini e che, come lo stesso dovrebbe ben sapere, non è concesso ad alcuno emettere sentenza inaudita altera parte”.

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