Cento protesi ai mutilati in Libia, successo di una giovane azienda gelese

 
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Gela. Ha dato “gambe” alle sue idee. Si realizza un sogno per una giovane impresa siciliana, retta dal gelese Emanuele Aliotta. Per conto dell’Ambasciata italiana a Tripoli, in Libia, ha realizzato 100 protesi di arto inferiore con piedi in fibra di carbonio.

Domani Emanuele Aliotta ed altri quattro tecnici partiranno per Bengasi, dove è stata allestita una officina ortopedica. Le protesi realizzate tra Gela e Palagonia (dove si trovano i due centri ortopedici) saranno montate su pazienti selezionati dal governo Libico. Sono soprattutto giovani, che hanno subito gravi mutilazioni agli arti inferiori per via di mine antiuomo e bombe. Il progetto è realizzato in collaborazione con la cooperazione italiana allo sviluppo del ministero degli Affari esteri e l’ambasciata in Libia. La Roadrunnerfoot Engineering ha vinto la gara d’appalto per la fornitura delle 100 protesi. I quattro tecnici, due gelesi e due di Palagonia, visiteranno uno per uno i pazienti, prenderanno il calco dell’arto e nell’arco di due settimane concluderanno il lavoro. Il rientro in Sicilia è previsto per il 27 novembre.

C’è anche un risvolto ambizioso tra il sociale e lo sportivo. “Tra i 100 pazienti che tratteremo – spiega Emanuele Aliotta – individueremo cinque giovani in grado di potere partecipare alle Paraolimpiadi del 2016 che si svolgeranno in Brasile. Abbiamo già esperienza in Sicilia con un atleta che con le protesi va in moto ed un altro si cimenta in pesca subacquea. La mia selezione è avvenuta non per caso”. Dopo la laurea all’università Cattolica di Roma con 110e lode, Aliotta ha vinto una borsa di studio al Centro di ricerca di Lubiana, capitale della Slovenia. Nell’ex Jugoslavia il ventiseienne gelese ha conosciuto per la prima volta cosa vuol dire vittime di guerra, uomini e bambini mutilati dalle bombe. Giovanissimo ma determinato, Aliotta ha creato dal nulla una azienda ed in tre anni conta già decine di dipendenti e due laboratori. Nella sua professione l’aiuta il padre Roberto, che mantiene i contatti con Asp e Inail. “Ci sono aziende siciliane che hanno competenza e professionalità – dice Emanuele – perchè allora andare fino a Milano o in provincia di Bologna per una protesi? Avrei potuto anch’io creare la mia azienda nel nord Italia ma ho scelto la mia città. Sono convinto che in Sicilia i giovani possono ancora scommettere su se stessi”.  

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