Contrordine…Eni non viene “graziata”: salta la norma che tagliava l’Ici sulle piattaforme locali

 
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Gela. Scongiurato il buco finanziario da circa venti milioni di euro che il Comune avrebbe potuto subire se fosse passato il taglio dei pagamenti Ici, Imu e Tasi

sulle piattaforme lungo la costa locale, stabilito nella bozza della “manovrina” governativa.

Salta il “salva” multinazionali. In sostanza, nella versione definitiva, adesso pubblicata in gazzetta ufficiale, viene meno una norma che sembrava a tutti gli effetti cucita su misura delle grandi multinazionali del settore estrattivo, ad iniziare da Eni. Nella bozza si escludevano gli obblighi di pagamento per le aziende proprietarie di “costruzioni ubicate in mare”, comprese appunto le piattaforme. Adesso, però, arriva il passo indietro. Il decreto legge 50/2017, pubblicato in gazzetta, non prevede più l’esenzione. L’assessore al bilancio Fabrizio Morello, da mesi ormai, sta cercando di chiudere un’intesa extragiudiziale proprio con il gruppo Eni, nel tentativo di portare alle casse del Comune le somme che la multinazionale non ha versato rispetto all’Ici per le annualità 2003-2008 e per quelle seguenti. Tutte somme legate proprio alle imposte sulle piattaforme. Allo stato attuale, dopo i verdetti sfavorevoli al Comune, pronunciati in commissione tributaria provinciale e regionale, sono pendenti in Cassazione i ricorsi proposti dall’amministrazione comunale, per il tramite dell’avvocato Ferdinando D’Amario. “Il paradosso è che i normali cittadini sono obbligati e perseguiti al pagamento di tasse e tributi – aveva detto Morello – e i poteri forti vengono graziati con stratagemmi mascherati da sanatoria”. La norma ha provocato la reazione sia dell’Anci nazionale sia di tutti i sindaci di comuni le cui coste ospitano piattaforme e impianti di estrazione. Solo per l’Ici non versata da Eni nei periodi 2003-2008, in ballo ci sono somme non inferiori a tre milioni e mezzo di euro.

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