Costi aziendali gonfiati per i contributi, sette accusati di truffa: c’è una questione di legittimità costituzionale

 
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Gela. In sette devono rispondere di truffa. Il giudice ha sospeso il processo. Secondo le accuse, avrebbero ottenuto contributi, statali ed europei, alterando i costi di un progetto che ha condotto alla realizzazione d’impianti per la trasformazione della plastica. Il giudice Ersilia Guzzetta, però, ha deciso di sospendere il processo almeno fino al prossimo 1 aprile. La decisione è stata comunicata ai difensori di tutti gli imputati presenti in aula. Il magistrato ha scelto di sollevare una questione di legittimità costituzionale davanti alla normativa che non consente ai giudici di prima nomina di valutare procedimenti penali già passati dall’udienza preliminare.

Un presunto accordo per gonfiare i costi del progetto. Le accuse, oltre che ai proprietari dell’azienda di contrada Giardinelli, vengono mosse ai tecnici che si occuparono di definire il progetto e ai titolari delle aziende che effettuarono i lavori e fornirono i materiali. Sarebbero emersi costi gonfiati con l’unico obiettivo, almeno stando alle accuse, di ottenere un maggior contributo pubblico. Inizialmente, le indagini si concentrarono intorno alla famiglia proprietaria dell’azienda per la lavorazione della plastica. Successivamente, il cerchio si è ampliato anche ai progetti per la realizzazione delle strutture produttive e agli interventi edilizi effettuati. In base alle accuse, ci sarebbe stato un accordo teso proprio a rafforzare i costi. Ricostruzione contestata, già in fase d’udienza preliminare, dai difensori degli imputati, gli avvocati Tommaso Vespo, Vittorio Giardino, Giovanna Zappulla, Gioacchino Marletta e Salvatore Ciaramella. Nell’elenco degli imputati, c’è anche l’azienda.

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