Costretta a restituire parte dello stipendio, denuncia di un’assistente odontoiatra

 
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Gela. In busta paga guadagnava 1200 euro. Ogni mese, però, era costretta a restituire 700 euro al proprio datore di lavoro. Il rapporto professionale atipico è stato denunciato da Luisa Platania, assistente di uno studio odontoiatra di Niscemi.

Assunta a gennaio 2012 la decisione di denunciare le è costata l’allontanamento dal posto di lavoro, avvenuto ad ottobre dell’anno successivo.

“Quando hanno provato a farmi firmare la rinuncia del tfr – accusa la giovane assistente niscemese – mi sono rivolta alla segreteria della Filcams Cgil”.

Ieri, per la prima volta, Luisa Platania ha raccontato la sua storia a Gela, nel corso del sesto congresso provinciale Filcams Cgil dove è stato firmato con le categorie imprenditoriali del territorio nisseno un protocollo di legalità per combattere ” il fenomeno delle estorsioni che alcuni operatori praticano nei confronti dei lavoratori” – sottolinea il segretario della Filcams (ieri riconfermato), Emanuele Scicolone. Il protocollo insieme alla Filcams è stato sottoscritto da Confindustria, Confcommercio, associazione antiracket “Gaetano Giordano” e dall’Ordine dei consulenti del lavoro.

“Nel settore del commercio troppi dipendenti ricevono meno soldi di quelli che il datore di lavoro dichiara in busta-paga perché costretti – accusa Scicolone – pena il licenziamento, a restituire una parte del salario canalizzato sul conto corrente o incassato con assegno. Bisogna dire basta a questa forma di pizzo contro i lavoratori”. Racconterà la vicenda durante l’omelia di oggi, don Giuseppe Fausciana, responsabile della pastorale giovanile della diocesi di Piazza Armerina. «Gli imprenditori che impongono ai propri dipendenti di pagare la tangente sullo stipendio – dice il prete – sono da considerare alla stregua di mafiosi».

“Chiediamo ai lavoratori di denunciare – conclude Rosario Amarù, vicepresidente nazionale della piccola industria di Confindustria – Solo attraverso la denuncia vengono individuati i prenditori”.

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